Sea Watch 3 forza il blocco e piange miseria? Ecco quanto è costata in un anno: le cifre pazzesche
La Sea Watch 3, entrata in acque italiane dopo aver forzato il blocco (e con la capitana che chiede soldi per pagare le conseguenze legali del gesto), costa alla ong un'ingente cifra. Solo nel 2018 ha pesato nelle casse oltre un milione e mezzo di euro, sommando i lavori in cantiere dell'anno prima e l'acquisto di due gommoni di soccorso. Non è finita qua perché a questa somma vanno aggiunte le spese per gli equipaggi e il personale a Berlino e Amburgo che raggiungono 304.069,65 euro. Non poco - dice Il Giornale - se si considera che la ong sostiene di aver soccorso in mare 5mila persone nel 2018. Proprio lo scorso anno la nave è rimasta sotto sequestro a Malta per quattro mesi. Azione, questa, che è costata oltre 31mila euro di spese legali. Per il 2019 queste ultime potrebbero essere ancora più alte, dato che il decreto Sicurezza bis voluto da Matteo Salvini e approvato prevede grosse multe a chi viola le leggi del Paese. Leggi anche: Sea Watch, la Linardi invita il capitano a violare le leggi La nave, a parte le paghe degli equipaggi, è costata 784.210,41 euro, in pratica il 55,9% dei costi totali. Una cifra ampiamente coperta dalle donazioni, arrivate fino al 31 ottobre 2018 a 1.797.388,49 euro. La Sea Watch, ogni volta che viene sequestrata, finisce per cambiare comandante (adesso è il turno del capitano Carola Rackete). Una mossa furba per evitare l'aggravante della reiterazione del reato, ma che ha un costo immenso per la ong. Tra i tanti esborsi anche la voce che riguarda "i viaggi e i voli" - probabilmente degli equipaggi e degli attivisti - che ammonta a 61.980,36 euro. Fra assicurazione, ormeggi e tasse portuali - prosegue Il Giornale - i sostenitori dell'accoglienza hanno speso quasi 100mila euro. Leggi anche: Salvini a Cartabianca: "Pagano 3 mila euro agli scafisti, non sono naufraghi" I viveri per equipaggio e migranti sono costati 36.456,76 euro, le telecomunicazioni, comprese quelle satellitari, ben 22.661,23 euro. Le voci maggiori sono il carburante diesel costato circa 80mila euro, ma che poteva gravare ben di più se la Sea Watch non fosse stata sequestrata per un terzo dell'anno dai maltesi. Anche le manutenzioni e riparazioni hanno inciso per oltre 77mila euro. La seconda voce più ingente, 102.172,57 euro, riguarda fornitori di servizi esterni non meglio specificati. E poi l'esborso più alto, poco più di 192mila euro, si riferisce al mantenimento del certificato di classe di navigazione e ai diritti di garanzia di Sea Watch 3. Oltre alla nave l'ong mantiene anche due aerei soliti decollare da Lampedusa. Alla faccia della miseria.