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Sea Watch, la Ong vuole sbarcare in Italia e denuncia Salvini. Il ministro: "Andate a Tripoli, obbedite"

Giulio Bucchi
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Nuova guerra tra la Sea Watch e Matteo Salvini. I legali della Ong tedesca, Alessandro Gamberini e Leonardo Marino, annunciano una querela per diffamazione nei confronti del ministro dell'Interno: "A seguito del soccorso di 53 naufraghi da parte della Sea-Watch 3 - spiegano gli avvocati - il ministro Salvini ha rilasciato, ancora una volta, innumerevoli dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la Ong e l'operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attività di soccorso e salvataggio. Occorre precisare che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della Ong da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico". "Il ministro - continuano Gamberini e Marino - sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come Porto Sicuro, in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati".  Leggi anche: "50 migranti salvati, a carico dei vescovi". Salvini, la lezione a Europa e Quirinale "La nave illegale - è la risposta a stretto giro di posta di Salvini -, dopo aver imbarcato 52 immigrati in acque libiche, si trova ora a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta. Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale Ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente".

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