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Lampedusa, la testimonianza dei superstiti: "Torturati dagli scafisti, le donne violentate"

Lampedusa, la testimonianza dei migranti del mare: "Gli scafisti ci trattavano come carne da macello". Uno degli aguzzini è finito in manette

Roberto Procaccini
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I migranti, partiti dal corno d'Africa per raggiungere l'Europa, in balia per settimane di gruppi paramilitari. Le loro famiglie costrette a pagare fino a 5mila dollari per il viaggio. Gli uomini sottoposti a violenze e torture, le donne stuprate. E' lo scanario che emerge dall'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sull'organizzazione internazionale che gestisce la tratta dei "disperati". Inchiesta che ha portato al fermo di Elmi Mouhamud, somalo 24enne identificato come uno degli scafisti del barcone naufragato lo scorso 3 ottobre a Lampedusa (366 le vittime). L'uomo è stato identificato grazie alla testimonianza dei superstiti della tragedia, che lo hanno riconosciuto il 25 ottobre quando è arrivato nel campo di accoglienza dell'isola siciliana confuso tra i 90 migranti di un altro barcone. Le forze dell'ordine si sono interessate a Mouhamud notando il clima ostile che ha accompagnato la sua comparsa a Lampedusa. Diversi superstiti hanno provato ad aggredirlo. I magistriati ora gli contestano i reati di sequestro di persona, violenza sessuale e associazione per delinquere. Lo scenario - "Appare evidente la sussistenza di una vera e propria organizzazione criminale - si legge nel dispositivo di arresto - che si prende cura del migrante in tutte le diverse fasi del traffico dai paesi di origine fino all'Europa, lucrando di volta in volta e con diverse modalità". Tale "cura" costa fino a 5mila dollari, ma lo scenario ricostruito è quello "di una moderna tratta degli schiavi". L'organizzazione, sostengono gli inquirenti, è costituita da più cellule, alcune somale altre libiche, che organizzano lo spostamento dei migranti dai paesi del corno d'Africa alle coste del Maghreb. Secondo gli investigatori, un gruppo di "circa 130 migranti di nazionalità eritrea, è stato intercettato nel deserto dal gruppo armato a capo del quale vi era proprio Muhidin". L'organizzazione criminale "ha bloccato il convoglio anche utilizzando un pick-up con una mitragliatrice installata sul tetto. I migranti sono stati sequestrati e condotti in Libia, dove sono stati rinchiusi all'interno di una grande abitazione in attesa che i familiari pagassero il riscatto - continua il documento - per poi proseguire il viaggio verso Tripoli e da lì essere imbarcati clandestinamente per l'Italia". E' nell'abitazione libica che si sono consumate le violenze. Tutti gli eritrei ascoltati dai poliziottihanno descritto "le continue violenze fisiche e le torture che avevano subito, consistenti ad esempio nel colpirli nelle piante dei piedi con manganelli - si legge - e scariche elettriche, nel soffocarli, nel malmenarli ripetutamente chiamandoli esseri inferiori nonché gli stupri ripetuti cui erano state sottoposte le venti donne che viaggiano con loro, non solo da parte dell'indagato e degli altri componenti della banda, ma anche da parte di altri soggetti ai quali le donne erano state offerte in dono". Il viaggio verso l'Italia è ripreso solo due settimane dopo, quando il sodalizio criminale, attraverso il circuito dei money trasnfer, ha ricevuto tutti i pagamenti dalle famiglie dei migranti, che sono stati poi consegnati al ramo libico dell'organizzazione, che gestisce l'ultimo tratto del viaggio. L'orrore - C'è un episodio che ha colpito gli inquirenti e che rende il clima brutale che accompagna i viaggi dei migranti. Lo racconta un superstite e riguarda il somalo arrestato: "Una notte il somalo insieme ad altri due suoi sottoposti prelevava due ragazze minori -  -. Dopo circa un'ora abbiamo visto rientrare nella stanza solo una delle due ragazze, in compagnia dei tre uomini - continua -. Ci ha raccontato di essere stata portata via a bordo di un'auto nel deserto, dove è stata violentata. L'altra ragazza era stata uccisa durante un tentativo di fuga. Lei èpoi morta nel naufragio del 3 ottobre".

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