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Ousseynou Sy, lo schifo senza fine: "Sentivo le voci dei bimbi". Il terrificante dubbio dei pm

Giulio Bucchi
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Prima di mettersi al volante dell' autobus e avventurarsi sulla Paullese con cinquantuno bambini, Ousseynou Sy, 47 anni, ha caricato nel bagagliaio due taniche di gasolio, poi ha preso con sé un coltello, una pistola, un tot di fascette da elettricista e alcuni accendini. Ora, il suo avvocato, Davide Lacchini, parla di «evidenti segni di squilibrio», dice che Sy fa «invocazioni» a capocchia, e che il suo assistito gli ha raccontato di aver sentito «le voci dei bambini morti in mare che dicevano "fai qualcosa di eclatante per noi ma non fare del male a questi bambini"». Il gip Tommaso Perna, però, a sentir parlare di pazzia non ci sta, e, secondo fonti giudiziarie, avrebbe risposto che il senegalese, cittadino italiano dal 2004, non sembra affatto mostrare segni di squilibrio e che recita una parte. Ecco. E infatti, sul perché avesse un coltello, ha dichiarato il legale dell' autista, Sy ha risposto che «alcuni autisti lo portano con sé soprattutto per difendersi nelle corse serali», e quanto alla fascette con cui avrebbe legato i bambini «è materiale che aveva da anni». Leggi anche: "Lo rifarei cento volte. Salvini? Un verme" Nuova versione - Come abbiamo scritto ieri, semplicemente Sy sta mettendo in atto la sua strategia per farsi riconoscere l' infermità mentale. Lacchini ha riportato quanto il senegalese ha riferito al Gip: che l' autista voleva solo «fare un' azione dimostrativa» e avere «non un impatto nazionale ma un massimo impatto internazionale» (cosa che però non sembra proprio deporre a suo favore). All' interrogatorio per la convalida dell' arresto che è attesa tra domani e lunedì, Sy «ha lodato la politica italiana sulle migrazioni perché è l' unica che ci mette dei soldi», mentre durante il tentativo di strage urlava che era tutta colpa di Salvini e Di Maio. Il suo messaggio sarebbe che «nessuno dall' Africa deve venire in Europa», e per questo infatti, si definisce «panafricanista»: «L' Africa è stata colonizzata», ha detto, «l' Europa si approfitta dell' Africa, decide per l' Africa, mette governi comodi per l' Occidente». «L' ho fatto per dare un segnale all' Africa», ha ribadito, «perché restino in Africa e non ci siano più morti in mare. Spero che il segnale sia arrivato e che in Europa vincano le destre, così non li fanno più arrivare». Ousseynou Sy ai magistrati ha detto anche di aver girato un video-manifesto per i popoli africani: una roba del tipo «Ribellatevi e non venite in Occidente». Però di questo video non c' è traccia: sul suo profilo Youtube, "Paul Sy", dove avrebbe caricato una trentina di minuti di girato con il telefonino, mandandolo ad amici italiani e ai parenti in Senegal, il file non c' è. Le accuse - Intanto, secondo la procura milanese, che lo ha indagato per sequestro di persona, incendio, resistenza e strage con l' aggravante della finalità terroristica, l' uomo potrebbe colpire ancora e fare altre azioni simili, non avendo dato alcun segno di pentimento, come risulta chiaro dalle sue dichiarazioni. Inoltre, è stata confermata la premeditazione del gesto: «Questa cosa l' avevo in mente da un po'», aveva ribadito Sy, e «la goccia che ha fatto traboccare il vaso» sarebbe stata, come è stato messo a verbale, il caso della nave Mare Jonio (per cui è stato iscritto nel registro degli indagati il capo missione della Ong Mediterraneo, Luca Casarini, per concorso in favoreggiamento dell' immigrazione clandestina). Secondo il racconto di alcuni testimoni, Sy sul pullman aveva gridato di voler vendicare i suoi tre figli «morti in mare»: falso, Sy è separato da una donna di Crema dalla quale ha avuto due figli. Per gli inquirenti, insomma, l' uomo non fa altro che mentire - e quindi è consapevole. Mentre due giorni fa ha sostenuto che l' incendio è divampato in modo accidentale, ieri ha spiegato che il gasolio sparso sul pavimento del pullman era «un deterrente per impedire eventuali azioni di sbarramento e quindi portare a termine il suo gesto». E mentre ora dice che voleva solo andarsene in Senegal con un aereo, invece, mercoledì mattina, urlava «Da qui non esce vivo nessuno». Sy da giovedì è stato spostato nel settore protetti del penitenziario: qui ci stanno stupratori e, in generale, chi ha commesso crimini contro donne e bambini. Dopo la prima notte, infatti, gli altri detenuti avevano iniziato a lanciare uova e arance della loro colazione contro la sua cella. di Costanza Cavalli

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