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Bologna, creata una classe sperimentale con soli studenti stranieri. E' polemica

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Il consiglio di istituto protesta: "Non integra ma divide". Il preside si difende: "Non è una classe ghetto"

Eleonora Tesconi
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Una nuova classe "sperimentale", la prima A, dove, seduti sui banchi, non ci sono bambini italiani. Il preside dell'istituto Besta di Bologna precisa "questa non è una classe ghetto". Ma il consiglio di istituto critica la decisione "perché non integra ma divide". La dirigente provinciale ha dato l'autorizzazione senza sapere che in quell'aula non ci sarebbero stati alunni italiani. Così nel capolugo romagnolo scoppia la polemica per la creazione di una nuova classe di prima media composta da soli bambini stranieri che hanno un'età compresa tra gli undici e i quindici anni.  L'iniziativa - Si tratta del progetto sperimentale avviato dalla scuola secondaria di primo grado Besta (interna all'Istituto Comprensivo 10), dedicato a studenti arrivati in Italia attraverso i ricongiungimenti familiari, e quindi con poca padronanza della lingua italiana. L'iniziativa è nata a fine agosto, quando le famiglie hanno chiesto l'iscrizione per i propri figli, alcuni impossibilitati a frequentare altre scuole per l'esaurimento dei posti disponibili. Così, il preside dell'istituto, ha pensato ad una soluzione transitoria riunendo in una sola classe "liquida" gli alunni stranieri con età diverse tra loro e con la necessità di imparare le basi della lingua italiana.  La polemica - L'iniziativa ha avuto il via libera dell'ufficio scolastico provinciale e del collegio dei docenti senza tuttavia ottenere il semaforo verde del consiglio di istituto, che non apprezzato il progetto: la decisione, scrivono i membri nella lettera, come riporta Il Corriere, "pone problemi formali, sia politici e pratici. Eppoi contrasta con i principi di inclusione e confronto ai quali la scuola si deve ispirare". Il dirigente dell'Istituto comprensivo, che include la scuola Besta, Emilio Porcaro, ha ribadito: "Ma quale classe ghetto. Ho preso questa decisione per dare una classe ai ragazzi appena arrivati in Italia, altrimenti perdevano l'anno". E, da par sua, il dirigente dell'ufficio scolastico territoriale di Bologna, Maria Luisa Martinez, ha precisato: "Il mio via libera era riferito solo all'avvio di una nuova classe, scopro ora che gli alunni sono tutti stranieri. Ho chiesto di leggere i documenti e se è vero quello che mi ha raccontato il preside si tratterebbe di una classe 'ponte' di qualche mese. Una volta imparato l'italiano, i ragazzi possono essere inseriti nelle altre aule". 

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