Imane Fadil e il cobalto ionizzato: "Prova decisiva, è stata uccisa". Il precedente dei soldati in Bosnia
Giallo sulla morte di Imane Fadil. Un mistero che cresce di ora in ora. Pare comunque certo che poche settimane prima di morire la giovane marocchina sia stata contaminata da un elemento altamente radioattivo, il cobalto ionizzato, che decade gradualmente nonostante i suoi effetti colpiscano il corpo irreversibilmente. Lo riferisce senza troppi indugi Il Messaggero. Il cobalto ionizzato è un veleno che svanisce col passare del tempo, e che dunque rende ancora più misteriosa la morte della testimone chiave al processo Ruby Ter. Ma non solo: rende ovviamente più complesse le indagini. Nel corso dei primi esami effettuati sono stati rinvenuti solo solo 0,7 microgrammi per litro, ma in realtà la tossicità del cobalto ha raggiunto un valore di 40. Una circostanza che ha portato gli inquirenti a seguire la pista dell'omicidio volontario. Proprio il quadro clinico della 34enne, morta tra sofferenze atroci determinate dal decadimento degli organi vitali, è compatibile con il decesso causato dall'avvelenamento del cobalto ionizzato. L'esame sugli elementi radioattivi è stato effettuato con un particolare prelievo, lo stesso che è stato utilizzato nel corso delle autopsie eseguite sui soldati italiani deceduti in Bosnia a causa dell'uranio impoverito. Leggi anche: Imane Fadil, cosa c'era nel suo corpo