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Predappio, chiusa la tomba di Benito Mussolini? Ammazzano il paese: le conseguenze economiche

Maria Pezzi
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 Chiude la cripta del Duce, scompaiono i nostalgici e l' economia subito traballa. Succede a Predappio, dove commercianti, ristoratori e baristi negli ultimi mesi hanno registrato un crollo verticale del volume di affari che per qualcuno ha raggiunto - e addirittura superato - il 70%. Il turismo della cittadina romagnola creata dal nulla da Benito Mussolini è quasi azzerato. Si parla di un giro annuo di centomila persone, la maggior parte turisti cosiddetti "nostalgici" che fino a poco tempo fa arrivavano da ogni parte d' Italia per vedere la tomba del Duce. Sono infatti almeno 45mila ogni anno solo le firme lasciate nella cripta del cimitero di San Cassiano che ospita le spoglie del più discusso capo di Stato della storia, senza contare quelli che entrano ma non firmano. Ora invece, nel paese che conta 6500 anime, le consuete passeggiate dei folkloristici nostalgici in camicia nera sono un ricordo. E molti commercianti lamentano il calo d' incassi. A decidere quindici mesi fa la chiusura della cripta, da decenni accessibile al pubblico, sono stati gli eredi di Mussolini. In un primo tempo la tomba è rimasta chiusa per lavori di ristrutturazione. Un intervento reso necessario dopo anni di incessante afflusso di visitatori interessati a diverso titolo, anche solo per curiosità, a visitare l' ultima, estrema, dimora del leader del fascismo. Ma una volta terminate le opere, sovvenzionate dalla Fondazione "Alleanza Nazionale" per 90mila euro, il portone della tomba non è stato più aperto. Calo repentino - «Fino all'anno scorso i turisti arrivavano lo stesso a Predappio perché non sapevano che la cripta fosse chiusa», spiega Andrea Lombini del ristorante "Da Loro". «Ma ora che si è sparsa la voce, non viene più nessuno qui a Predappio. Le dico solo che se prima avevo un giro di 35 turisti a tavola al giorno, oggi sono ridotti solo a due. Un crollo che per me supera il 70%. Nel 2017 stavo comprando i muri di questo locale, ma poi dalla cripta chiusa in poi, ho dovuto rinunciare». Gli fa eco Cristina, della vicina gelateria. «Qui ormai non si vede più nessuno - si lamenta, - lavoriamo solo con la gente del posto e il calo è sotto gli occhi di tutti, e soprattutto uguale per tutti». Per approfondire leggi anche: Rachele Mussolini, la censura social La débacle dovuta alla chiusura forzata della tomba del Duce è talmente sentita, che alcuni commercianti sono pronti a unire le forze per coprire le spese di mantenimento del santuario, anche quelle per un eventuale custode. «Abbiamo pensato di organizzare un' assemblea tra noi commercianti - spiega Pierluigi Pompignoli, titolare di "Predappio Tricolore Souvenir", uno dei tre negozi dove si vendono gadget mussoliniani, - per metterci insieme e pagare le spese. Tutto questo, pur di far riaprire la cripta di Mussolini. Noi abbiamo sempre lavorato con i nostalgici che ora sono spariti davvero. Sono rimasti solo quei pochi, pochissimi, che arrivano al cimitero perché non sanno che la cripta è chiusa e poi tornano a casa. Un vero danno economico per tutti». La decisione della famiglia - Ma forse la decisione della famiglia Mussolini di chiudere la cripta al pubblico hnon si fonda solo sui comprensibili motivi economici. Nel 2017 ci fu una grossa polemica, finita persino nei dibattiti televisivi, per la visita alla tomba del Duce da parte della equipe del programma Rai "Agorà". In quell' occasione la nipote, Alessandra Mussolini, contestò duramente il fatto che le telecamere Rai insieme ad Anpi e al sindaco fossero entrate a filmare un luogo privato senza autorizzazione, ribadendo la necessità di rispettare il luogo di culto della famiglia. «Dopo quell' episodio non ho sentito più nessuno della famiglia Mussolini - spiega il sindaco Frassineti, - ma posso solo dire che il Comune ha favorito il fatto che si facessero i lavori alla cripta. Anche perché la proprietà è comunale e la concessione è perpetua. Ad ogni modo, non possiamo far nulla contro la decisione privata dei familiari». di Simona Pletto

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