Imane Fadil, gli ultimi giorni drammatici e la voce sulla bozza del libro: "Rivelava che..."
Una morte inquietante, quella di Imane Fadil: la testimone del caso Ruby, infatti, è scomparsa lo scorso primo marzo ma la notizia è emersa soltanto ieri. Ad ucciderla, stando ai primi esami, "agenti tossici non reperibili in commercio". Sarebbe insomma stata avvelenata, tanto che i pm indagano per omicidio. La Fadil odiava l'etichetta di "Olgettina", che le era stata attaccata per aver preso parte ad alcune cene nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. "Io non sono come quelle, non c'entro niente con il bunga bunga", affermava. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la modella 34enne, negli ultimi tempi attraversava un momento difficile dal punto di vista economico, ma continuava a denunciare presunti tentativi di corruzione. Insomma, aveva deciso di andare fino in fondo. Anche perché, continua il quotidiano di Via Solferino, "aveva in sé un alcunché di mistico che negli ultimi tempi le faceva dire che la sua famiglia, cristiana, discendeva da un santo marocchino, e che lei era intoccabile grazie alla sua fede, di essere in grado di vedere il male negli occhi degli altri e la presenza del demonio intorno a sé e intorno alle persone che le capitava di incontrare". Leggi anche: Imane Fadil, quell'ultima inquietante intervista Questo, almeno, quanto avrebbe scritto nella bozza del libro al quale stava lavorando. Un libro di cui si è parlato spesso, la Fadil diceva che ci stava lavorando duro. "Prima o poi tutti lo vedranno, prima o poi sarà pubblicato - commentava -. Ho fiducia nella giustizia italiana e ho fiducia nel fatto che le cose stiano cambiando", affermava. In quelle pagine, per inciso, il procuratore di Milano, Francesco Greco, rivelò che gli investigatori non avevano trovato "nulla di rilevante".