Sosta selvaggia e parcheggi in doppia fila, si rischia fino a un anno di carcere
In carcere da sei mesi a un anno per un divieto di sosta. Rischiano grosso gli automobilisti di Roma che hanno parcheggiato dove non si poteva. La notizia è che c'è una maxi-inchiesta della procura e finora sarebbero già dieci i guidatori incivili che andranno a processo con l' accusa di interruzione di pubblico servizio. Ma altri ne arriveranno. Non si tratta, infatti, solo più di una semplice distrazione o di un cartello non rispettato: il problema è che chi si è reso protagonista di questa sosta selvaggia, a Roma, ha congestionato il traffico, fermato gli autobus, bloccato i tram, magari perfino impedito alle ambulanze di arrivare a destinazione senza perdere tempo prezioso. Da mesi, infatti, i magistrati di piazzale Clodio stanno indagando in base alle segnalazioni inoltrate dall' Atac, l' azienda capitolina del trasporto pubblico. Ogni settimana, dicono, sul tavolo del procuratore aggiunto Paolo Ielo arrivano centinaia di rapporti sulla situazione impossibile degli autisti dei mezzi pubblici. Leggi anche: Occhio alla truffa in macchina". È allarme in strada. La nuova tecnica dei ladri: come (e quanto) vi fregano C'è il caso, ad esempio del bus numero 85, che parte dal centro e arriva fino in periferia, all' Arco di Travertino, costeggiando il Colosseo e passando per San Giovanni. Ecco, proprio in via San Giovanni in Laterano angolo piazza San Clemente, il percorso del mezzo è quasi sempre ostacolato da qualche vettura parcheggiata malamente e diverse volte il conducente è stato costretto a spegnere il motore, aprire le porte e fare scendere i passeggeri: «Signori, la corsa finisce qui. Nun posso sfonnà la machina davanti». ATTESE SNERVANTI - Ma fosse solo questo. Corso Vittorio Emanuele è una giungla, per non parlare di via Nazionale fino a piazza della Repubblica. A via di Porta Cavalleggeri, complice la vicinanza con San Pietro, non ci sono soltanto auto e scooter a ostruire il passaggio dei mezzi pubblici, ma perfino i pullman dei turisti che si piazzano in sosta dove non è consentito e provocano una fila che arriva fino al termine della strada. Sulla Nomentana i pendolari si sono stancati di aspettare per delle mezz' ore il bus che dovrebbe condurli la mattina al lavoro e la sera a casa. E il tram? Nella Capitale è davvero chiamato desiderio. Nonostante i paletti, i cordoli, le borchie, i dissuasori, rimangono auto in doppia e tripla fila a congestionare il traffico, altre che sostano perennemente lungo le corsie preferenziali dei bus, per cui i percorsi risultano intasati e all' ora di punta succede il caos. Sarà anche per questo che i mezzi a Roma non sono mai in orario? È colpa degli incivili? Nel dubbio, l' Atac, cioè il Campidoglio, sfinito dalle polemiche sulla cattiva amministrazione, ha deciso di denunciare tutto all' autorità giudiziaria sperando, così, di dare un segnale forte che la musica è cambiata in città. GRILLINI ORGOGLIOSI - Basta sentire i discorsi dei consiglieri grillini, a cominciare da Giuliano Pacetti: «Da oggi gli automobilisti indisciplinati ci penseranno due volte prima di lasciare l' auto dove capita!». E giù apprezzamenti dal popolo pentastellato: «Daje Virginia!». «Grazie, grande». «Era ora». «Solo voi potevate farlo. Stop ai furbetti del parcheggio». La sindaca Raggi ringrazia la procura: «Questi comportamenti sono intollerabili». In verità, le indagini hanno portato, al momento, ad alcune archiviazioni: se il proprietario dell' auto si sposta entro mezz' ora, o se esistono percorsi alternativi per i mezzi pubblici, l' esposto viene infatti accantonato. Ma per almeno dieci episodi i magistrati hanno chiesto il giudizio nei confronti di altrettanti automobilisti che ora dovranno affrontare un processo davanti al tribunale monocratico. Fondamentale è il tempo della sosta selvaggia: se è superiore ai 30 minuti scatta la denuncia e il guidatore dovrà difendersi. Poi, certo, a Roma c' è anche il problema delle buche e lì sono gli automobilisti e i motociclisti a fare causa al Comune, ma questa è un' altra storia. di Brunella Bolloli