Errani vuole il colpo di spugnasulle spese pazze delle Regioni
Un colpo di spugna sui guai giudiziari che stanno investendo centinaia di consiglieri regionali in tutta la penisola. E' ciò a cui starebbe lavorando, secondo quanto scrive Il Fatto quotidiano, il presidente piddino della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, con due emendamenti inviati alle Commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera dei deputati, intente a convertire in legge il Decreto sui risparmi nella Pubblica amministrazione. Il governatore avrebbe chiesto ai deputati del Pd di procedere a una modifica della normativa esistente sui controlli della Corte dei conti sulla “gestione finanziaria degli enti territoriali”. Normativa stabilita nel 2012 dal governo Monti con un decreto, il 174/2012, che mirava a dare una risposta agli scandali dei vari Fiorito o della giunta Formigoni. Scandali che si sono poi estesi a macchia d'olio a tutte, o quasi, le regioni italiane, ultima delle quali l'Emilia Romagna che Errani governa da quasi 15 anni. Sotto la lente della Corte dei conti sono finiti 1,8 milioni di euro di spese “non a norma”. Con il primo emendamento si stabilisce che “la disciplina si applica a decorrere dall'esercizio 2013”. Visto che i fatti più eclatanti si riferiscono agli anni precedenti, l'effetto sanatoria appare evidente. Il secondo emendamento, invece, è ancora più risolutivo: “I rendiconti dei gruppi consiliari – si legge – hanno natura meramente amministrativa e, come tali, non sono assoggettabili al giudizio di conto davanti alla Corte dei conti”. A sostegno di questa tesi viene citato il secondo comma dell'articolo 103 della Costituzione dove si legge che “la Corte dei conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla legge”. La puntugliosità del presidente emiliano si è espressa anche attraverso un ricorso alla Corte costituzionale a seguito di una decisione presa dall'intera Giunta emiliana. Un ricorso presentato in “conflitto di attribuzione” contestando i rilievi della Corte dei Conti come “lesivi dell'autonomia e delle competenze costituzionali della Regione”. I controlli, sostiene la giunta regionale, ci sono già stati, competono alla Regione stessa e quindi la Corte deve restarne fuori. Da parte loro, i magistrati contabili hanno sostenuto che le spese contestate non rispettano i criteri stabiliti dalla legge.