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Sea Watch registrata come uno yacht: "Non può salvare immigrati", per la Ong è la fine

Davide Locano
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Come previsto, dopo lo sbarco degli immigrati, la Sea Watch è finita nel mirino della procura di Catania, guidata dal pm Carmelo Zuccaro. Nel corso della mattinata di venerdì 1 febbraio, alla Ong è stato vietato l'allontanamento dall'Italia. E l'equipaggio della nave ha accusato: "Solo un pretesto tecnico per fermare i soccorsi". E ancora: "Le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto tecnico per fermare l'attività di soccorso in mare". Il punto è che alla nave è stato vietato di lasciare il porto per delle irregolarità, che l'equipaggio però nega. Leggi anche: Sea Watch, il messaggio che tradisce la Ong Ma ora a far luce sulla vicenda ci pensa Danilo Toninelli: nessun "pretesto tecnico". Il punto è che la Sea Watch, spiega il grillino ministro delle Infrastrutture, "è una imbarcazione registrata come pleasure yacht, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare". Su Facebook, Toninelli aggiunge: "E mi pare ovvio, visto che è sostanzialmente uno yacht. In Italia questo non è permesso. Se tu, milionario, compri uno yacht, vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia Costiera libica o di altri Paesi. Voglio ringraziare le Capitanerie di Porto per il loro grande lavoro sul fronte della legalità. Ma soprattutto mi chiedo: il governo olandese non ha nulla da dire rispetto a una imbarcazione di una Ong tedesca che chiede e ottiene la bandiera dei Paesi Bassi per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole?", conclude Toninelli.

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