Cermotan: "Io e Schettino avevamo una relazione"
A Grosseto parla la ballerina moldava che quella sera cenò col comandante: "Nessuno ti chiede il biglietto in certe situazioni"
Sfilano i teste nel teatro Moderno di Grosseto, aula di Tribunale insolita costruita per l'occasione unica. Il nome che riecheggia più spesso è quello di Francesco Schettino, capitano poco coraggioso della Costa Concordia naufragata al largo della Toscana nel gennaio 2012: sfilano i teste e, a turno, accusano. Uno di loro racconta che Schettino disse "Ma chi ce l'ha fatto fa" una volta al sicuro sugli scogli del Giglio, come se si fosse rassegnato al suo futuro destino, lontano dal mare e dalle navi. Le ricostuzioni di quella notte tragica sono affidate al Tribunale di Grosseto che ora prova ad incasellare tutti i tasselli: la cena, Domnica, il naufragio. Attorno a questi tre elementi ruota il lavoro della Corte di primo grado. Schettino è alla sbarra. Compagnia - "Il comandante Schettino la sera del 13 gennaio 2012 era in compagnia di una signora, la moldava Cemortan, con cui cenò al ristorante Milano della nave. Mi fece i complimenti per il piatto di agnello appena mangiato, in quel momento gli arrivò una telefonata dal ponte di comando, chiese il dessert e disse che poi doveva andare a fare questa accostata al Giglio". Il racconto del maitreCiro Onorato parte dai minuti che hanno preceduto lo schianto sulla scogliera toscana: il comandante di Napoli invitò il maitre in plancia per ammirare lo spettacolo del "passaggio" al fianco del Gilgio. Insieme a loro la moldava Domnica Cermortan, ma non solo. "C'era il primo maitre Tievoli; sul ponte ho trovato l'hotel director Giampedroni, quando sono entrato ho riconosciuto l'ufficiale Ciro Ambrosio". C'erano i grandi della nave, Schettino li fece accomodare sulla sinistra per ammirare meglio lo spettacolo. Dopo, lo schianto. Amante - Così Onorato, dopo di lui è il turno della moldava. Sul palco sale la ballerina Domnica che racconta e parte col botto: "Sì, avevamo una relazione io e Schettino". Lo aveva sempre negato, aveva minacciato querela, ma sapeva di bluffare. Era sulla Concordia proprio per il suo rapporto con il comandante e non era registrata per un motivo semplice, quasi ovvio: "Nessuno ti chiede il biglietto prima di salire, se sei un'amante". Non avrebbe voluto che la traduttrice pronunciasse quelle parole dette dal banco dei testimoni, ma la Cemortan non ha potuto impedire che l'interprete svolgesse il suo lavoro. La sua posizione è adesso chiara. "Non ho sentito nulla" - "Mi ero imbarcata sulla Costa Concordia come passeggero il 13 gennaio 2012. Conoscevo già Schettino, cenai in ristorante con lui, mangiavo un dessert col capitano". Anche lei racconta la notte dell'impatto, la sua prima sera a bordo della Concordia. A un certo punto, dice, "Schettino mi ha fatto tipo scherzo dicendomi che gli ufficiali dovevano chiamarlo al telefono perché dovevano rallentare la nave perché io dovevo finire il dessert". "Sull'avvicinamento al Giglio - dice - nulla mi disse, e del colloquio con gli ufficiali non mi riferì nulla: non ho mai saputo del tragitto che doveva seguire la nave, solo alla fine mi ha invitata sul ponte di comando con Ciro Onorato". I racconti coincidono. Sulla plancia "il capitano è andato prima di noi, poi io e Ciro Onorato ci siamo fermati all'ingresso, vicino alla porta". "Tutto sembrava normale. Non ho visto niente perché era buio. Non ho sentito l'impatto, l'urto, ma ho visto le luci dell'allarme". Lo schianto, il naufragio, i morti. La tragedia del Giglio.