Pensioni, l'Inps pensa agli stranieri e abbandona gli italiani: gli anziani afflitti da "povertà energetica"
Gli immigrati vivono a sbafo e i nostri anziani battono i denti dal freddo perché non hanno neanche i quattrini per pagarsi il riscaldamento. È un welfare curioso quello costruito nel nome dell' accoglienza e dell' integrazione a tutti i costi. C' è chi, compreso il presidente dell' Inps, Tito Boeri, continua a sostenere che gli extracomuniari che approdano in massa nel nostro Paese sono una grande risorsa, non solo culturale ma anche economica, poiché con i loro contributi tengono in piedi un sistema previdenziale sull' orlo del collasso. La tesi è nota: noi siamo sempre più vecchi e loro arrivano sempre più giovani. Noi abbiamo bisogno di prestazioni, loro riversano fiumi di denaro nella casse dell' Inps. Anni fa, forse, la teoria poteva avere un qualche fondamento. Che sia valida ancora oggi è assai discutibile. Un recente studio effettuato dal centro studi Itinerari Previdenziali del professor Alberto Brambilla ha fatto due conti (sulla base dei dati diffusi dalle associazioni pro migranti) e ha scoperto che, al lordo dei soldi che il sistema assistenziale italiano paga per la sanità e la scuola, il saldo tra le risorse immesse nel sistema dagli stranieri e quelle prelevate è negativo per circa 5 miliardi l' anno. E la situazione è destinata a peggiorare sensibilmente. Per avere un' idea di quanto la bilancia inizierà a pendere dalla parte degli immigrati, basta leggere gli ultimi dati diffusi proprio dall' Inps. Nel 2017, ci spiega l' Istituto di previdenza, il numero di cittadini provenienti da Paesi fuori della Ue registrato negli archivi dell' Inps è di 2,25 milioni. Di questi, 2 milioni sono lavoratori, 96mila pensionati e 120mila percettori di prestazioni a sostegno del reddito (le varie indennità legate alla disoccupazione, all' invalidità o a diverse tipologie di disagio sociale). Serie storica - Per intenderci, la prima categoria è quella che contribuisce, le altre due sono quelle che succhiano soldi al sistema. Fattispecie in cui ricade a pieno titolo anche la maggior parte dei pensionati, considerato che nel 61% dei casi si tratta di prestazioni totalmente assistenziali, ovvero non coperte da contributi, e per un altro 10% di pensioni indennitarie, erogate in caso di incidenti sul lavoro o malattie professionali a fronte di un versamento minimo di contributi. Certo, la differenza è ancora robusta. Ma vediamo gli andamenti. Ebbene, se si scorre la serie storica all' indietro fino al 2012, si scopre che in quell' anno i lavoratori erano addirittura di più, seppure di poco (2,048 milioni rispetto a 2,042), mentre gli altri due gruppi erano sensibilmente più ridotti, solo 54mila i pensionati e 90mila i sussidiati. Esborsi pubblici - La velocità con cui le due categorie a carico della collettività mutano dimensione è impressionante. In termini percentuali, nell' arco di 5 anni gli extracomunitari che producono sono scesi dello 0,3%, quelli che prelevano oboli dallo Stato sono saliti rispettivamente del 58,2 e del 33,3%. Con cambiamenti così repentini è facile immaginare che i rapporti tra qualche anno saranno profondamente cambiati, con la conseguenza di una progressiva e massiccia crescita degli esborsi pubblici e una sensibile diminuzione delle entrate private. Leggi anche: Pensioni, il piano di Alberto Brambilla: come risparmiare e archiviare le politiche di Tito Boeri E mentre regaliamo montagne di soldi agli extracomunitari (in attesa di elargire anche quelli ai fannulloni con il reddito di cittadinanza), i nostri nonni sono costretti a riscaldarsi con una vecchia maglia di lana. Si tratta della cosiddetta povertà energetica, che si verifica quando non si è in condizione di acquistare servizi minimi come l' elettricità o l' acqua calda né di portare la temperatura della propria casa a dei livelli accettabili. A vivere in questa condizione c' è, secondo una rilevazione dello Spi-Cgil (il sindacato dei pensionati), il 47% degli anziani. Una percentuale che è formata per il 14% da persone totalmente indigenti, che non riescono neanche a far fronte ai bisogni primari, figuriamoci a scaldare l' abitazione o ad evitare gli spifferi con doppi vetri ed infissi moderni. Per il restante 33%, invece, si tratta di anziani che vivono generalmente in case dalle dimensioni ridotte e che, pur non trovandosi in uno stato di povertà, non hanno comunque i quattrini per evitare di congelarsi durante l' inverno o crepare di caldo durante l' estate. Chissà quanti extracomunitari dovremmo accogliere, secondo Boeri, per riuscire a procurargli una stufetta o un piccolo ventilatore. di Sandro Iacometti