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Desirée Mariottini, l'ultimo orrore: si cercano tre tunisini e un italiano, lo scempio e il sospetto

Caterina Spinelli
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Si fanno sempre più numerosi i nomi coinvolti nella morte di Desirée Mariottini. La Squadra Mobile è alla ricerca di tre tunisini e un italiano, sono Koffey, Samir e Hyten (presumibilmente presenti allo stupro) e Marco, lo spacciatore italiano che avrebbe fornito gli psicofarmaci che le hanno provocato un arresto cardiocircolatorio.  "Alle 20 mi hanno chiamato Hyten e Ibrahim per spostare Desirée dal container al capannone - dice Muriel Kafusa, una testimone che era quella notte nell'edificio abbandonato di San Lorenzo (Roma) dove è stato trovato il corpo della 16enne -. Era nuda dalla vita in giù, era stata violentata. Alle 20,25 me ne sono andata". Peccato però che altri testimoni smentiscano la sua dichiarazione e rivelano che la donna sarebbe tornata nello stabile all'1.30, urlando contro la ragazza. Leggi anche: Desirée e lo schifo del branco che la preferiva morta Eppure - spiega Il Giornale - quella di Desirée non sarebbe la prima violenza per questi spacciatori che si aggiravano nelle vecchie fabbriche dismesse. "Quello è un posto di merda, frequentato solo da gente senza tetto nigeriani o egiziani che spacciano e cercano di fregare la gente rubando... io sono riuscito a scappare quella notte essendo aggredito da persone di colore, avevo i vestiti strappati (...) conosco il posto, loro con scuse ti fanno entrare lì dentro e se ne approfittano di te (...) mi hanno aggredito in tanti - spiega Luca in una chat del comitato di quartiere -. Mi hanno aggredito in 5, essendo un uomo sono riuscito a scappare da lì con i vestiti strappati e me la sono cavata ma per una ragazzina di 16 anni è difficile uscire da tutta quella merda". Leggi anche: Bruciature e segni di sigarette sul corpo della 16enne Per il gip Maria Paola Tomaselli nessun dubbio: i quattro arrestati sono responsabili di omicidio volontario. Ibrahim, Pako, Sisko e Yusif, i due senegalesi, il nigeriano e il gambiano fuggito a Foggia con 11 chili di droga, hanno "prima somministrato alla ragazza il mix di droghe e sostanze - si legge sull'ordinanza di custodia cautelare - perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali, per abusarne. Ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l'hanno abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l'evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino a impedire ad alcuni presenti di chiamare i soccorsi esterni o la polizia per aiutarla. "Lo stato di sedazione nel quale la giovane è venuta a trovarsi - scrive ancora il gip - sin dalle ore 15 (...) le ha impedito di uscire dal container dopo la consumazione del primo rapporto sessuale. Se il rapporto sessuale fosse stato, com'era accaduto in altre circostanze, frutto di un valido consenso in quanto consapevolmente scelto dalla Mariottini quale strumento per procurarsi lo stupefacente di cui aveva bisogno ella, consumato lo stesso, si sarebbe allontanata (...) al fine di soddisfare la propria condizione di astinenza e non si sarebbe, invece, sottoposta ad altro rapporto con Pako". 

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