Stefano Cucchi, tremano i Carabinieri: dopo la confessione, chi rischia adesso
L'omicidio di Stefano Cucchi ha preso una svolta, dopo la confessione del carabiniere Francesco Tedesco, altri nomi finiscono nel mirino dei magistrati. Si è scoperto, infatti, che l'ufficiale ora imputato per omicidio preterintenzionale nel processo Cucchi bis, aveva già cercato di parlare in questi nove lunghi anni di silenzi e lo aveva fatto immediatamente. Dopo il pestaggio del giovane, Tedesco chiamò il comandante interinale della stazione, Roberto Mandolini, che, di tutta risposta, gli consigliò di tenere chiusa la bocca. Motivo per il quale ad oggi Mandolini è coinvolto nel processo. "Quella tragica notte assistetti a una telefonata non casuale, dove Mandolini chiese agli agenti della stazione di Tor Sapienza di cambiare le annotazioni redatte dai militari di turno la notte del 15 ottobre 2009, perché non andavano bene" spiega Tedesco. Così è stato: solo il 18 giugno scorso il carabiniere ha denunciato la sparizione dell'annotazione di servizio che aveva stilato per raccontare cosa fosse successo. Per l'Arma e il Comando sono dunque ore complicate, bisogna cercare di stabilire chi veramente ha nascosto la verità per anni e i nomi potrebbero venire fuori da un momento all'altro. La lista di indagati si è già allungata: sono coinvolti anche il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della caserma di Tor Sapienza (una delle stazioni dove Cucchi fu trattenuto) e Francesco Di Sano, carabiniere della stessa stazione. Mentre Colombo sarà interrogato la prossima settimana dai pm, Di Sano ha confessato al Pubblico ministero, Giovanni Musarò, di avere modificato l'annotazione di salute di Cucchi. "Mi chiesero di farlo perché la prima versione era troppo dettagliata. Non ricordo per certo chi è stato; certo il nostro primo rapporto è con il Comandante della Stazione, ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico". Leggi anche: Cucchi, la svolta: carabiniere confessa