Concordia, la Costa vuole portare il relitto in Turchia
Lo smaltimento 'vale' 500 milioni di euro. Dopo il 'danno' (d'immagine) potrebbe toccarci pure la beffa di vederci guadagnare un altro Paese
Prima ci hanno fatto fare una figuraccia planetaria, con quella nave andata a picco davanti a una delle coste più belle del nostro Paese grazie alla follia del loro comandante Schettino. Ora, quelli della Costa (gruppo Carnival) vogliono toglierci anche quel poco che si potrebbe guadagnare dalla tragedia della Concordia. Cioè, i lavori di demolizione del relitto. Il balletto tra Piombino e i porti "concorrenti" di Civitavecchia, Genova e Palermo è andato avanti per tutta l'estate. Con lo scalo toscano favorito per 'competenza territoriale', ma al momento assolutamente inadeguato dal punto di vista strutturale per accogliere un gigante come la Concordia. E così, il gruppo Carnival potrebbe decidere, come scrive il Corriere della Sera, di portare il relitto nientemeno che a Smirne, sulla costa occidentale della Turchia, facendolo trainare da una enorme nave-zattera chiamata Vanguard che costerebbe alla compagnia armatrice un centinaio di milioni di euro. Lo farebbe per i costi più contenuti di demolizione, per la maggior facilità di commercializzazione dei rottami e per le norme ambientali meno stringenti di quelle dell'Unione europea circa lo smaltimento delle acque contaminate che ancora si trovano all'interno dell'ex nave da crociera. Il 'boccone' è di quelli golosi: lo smantellamento del relitto 'vale' su per giù 500 milioni di euro e occuperebbe una forza lavoro di 250-300 persone per almeno due anni. Una boccata di ossigeno per un'area industriale depressa come quella di Piombino, dove il polo siderurgico ha vissuto tanto tempo fa i suoi momenti migliori. Lì, nelle accierie alle spalle del porto, potrebbero essere riciclate le migliaia di tonnellate di metalli frutto dello smantellamento. Il problema è che a Piombino, oggi, la Costa Concordia non ci sta. Il governo ha pronti circa 110 milioni di euro per finanziare la realizzazione di un bacino di carenaggio e di un molo adeguati alle operazioni di demolizione. Ma l'intervento è fermo ancora alla fase di progettazione. Ed entro la prossima estate è previsto che il relitto, raddrizzato appena poche settimane fa, lasci l'isola del Giglio per il suo ultimo viaggio. C'è una direttiva europea che dice che il relitto andrebbe smantellato nel porto adeguato più vicino. Ma, appunto, è una direttiva. E Carnival è una società privata, per giunta nemmeno europea, libera di scegliere come operare sulla base di considerazioni economiche. Epperò, farsi portare via il tutto pare l'ennesima beffa di questa tragica vicenda. Il governo salga a bordo, zittisca una volta per tutte le liti da condominio tra i vari sindaci e presidenti di Regione che sono durate tutta l'estate e alzi la voce con quelli della Costa.