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Riina dal carcere: "La Juve è una bomba". Il timore dei pm: frase in codice per ordinare stragi?

Frasi ambigue del boss mafioso ai parenti. Dopo l'allarme lanciato da una lettera anonima, la Procura di Caltanissetta teme nuovi attentati

Roberto Procaccini
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"La Juve è una bomba". Lo dice Totò Riina, capo dei capi della mafia corleonese, al figlio che gli fa visita al carcere di Opera. Ed è la frase che mette in allarme i magistrati della Procura di Caltanissetta: potrebbe trattarsi di un messaggio in codice col quale il boss, recluso in 41-bis, dà il via a una nuova stagione stragista. La battuta di Riina si incrocia con una lettera anonima arrivata lo scorso 26 marzo al Palazzo di Giustizia di Palermo: il boss latitante Matteo Messina Denaro avrebbe raggiunto un accordo, sostiene la missiva, con "amici romani" per fare fuori i magistrati antimafia. E intanto gli inquirenti registrano un avvicinamento della famiglia Riina alla Sacra Corona Unita pugliese. Sommovimenti - E' proprio per la lettera firmata da un presunto uomo d'onore di Alcamo (comune della provincia palermitana) che gli inquirenti hanno aumentato i controlli su Riina. Ascoltate le conversazioni tra il boss stragista di Corleone e i suoi familiari, fino a tirare fuori le frasi più ambigue: "La Juve è una bomba", ma anche "State attenti" e "Difendetevi". I pm di Caltanissetta hanno poi riscontrato, con allarme, due movimenti paralleli che avvicinano i Riina alla Puglia. Il boss Totò è stato inserito dal 2003 in progetti di socialità in carcere con condannati provenienti dalle fila della Sacra Corona Unita. Mentre moglie e figlia (Ninetta Bagarella e Maria Concetta) stanno spostando la residenza in provincia di Brindisi. Il timore degli inquirenti è che potrebbe essere in corso una saldatura tra corleonesi e mala pugliese (alla quale lo scorso luglio sono stati sequestrate armi ed esplosivo provenienti dai Balcani) in nome di una nuova stagione stragista.

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