Napolitano: "Situazione nei carceri drammatica, serve amnistia e indulto"
Boldrini e Grasso leggono in Aula la "predica" del presidente della Repubblica sul sovraffollamento: "Siamo tutti responsabili"
L'ultimo messaggio di un presidente della Repubblica alle Camere prima di quello di oggi risale a dodici anni fa: era firmato da Carlo Azeglio Ciampi e aveva come argomento la necessità di garantire maggior equilibrio nel sistema dell'informazione e della comunicazione in Italia. Oggi a parlare direttamente a deputati e senatori è Giorgio Napolitano: "Vi pongo con la massima determinazione e concretezza una questione scottante. Parlo della drammatica questione carceraria che va affrontata in tempi stretti", ha scritto nel testo che contemporaneamente hanno letto alla Camera e al Senato i presidenti Laura Boldrini e Pietro Grasso. Nel messaggio, Napolitano citando i dati ufficiali sulla popolazione carceraria che nel 2011 c'erano 64.758 detenuti con una capienza che invece arrivava solo a 47.615 posti, sottolinea tra l'altro la "perdurante incapacità del nostro Stato nel garantire i diritti dei detenuti in attesa di giudizio e in esecuzione di pena" fa sì che "viene frustrato il principio costituzionale del carattere rieducativo della pena". E ancora: "L'Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti". E' dunque "inderogabile" la "necessità di porre fine senza indugio" alla situazione. Amnistia e indulto - Il presidente della Repubblica indica come via d'uscita a questa drammatica situazione alcun rimedi straordinari'', a cominciare ''dall'indulto, che può essere applicato ad un ambito esteso'' e che deve essere accompagnato ''con misure idonee finalizzate al reinserimento dei carcerati, che devono essere seguiti lungo il percorso di risocializzazione''. All'indulto, inoltre, ''potrebbe aggiungersi l'amnistia'', ha spiegato Napolitano.". Alla parola "amnistia" dagli scranni del Pdl alla Camera si è levato un applauso. L'indulto, secondo il capo dello Stato, inciderà sulla popolazione carceraria mentre l'amnistia può accelerare i tempi della giustizia e incidere anche sulla custodia cautelare. 'Ovviamente, ha specificato Napolitano, "fermo restando l'esclusione dall'amnistia dei reati di particolare allarme sociale, non ritengo peròche sia il capo dello Stato a dover indicare le fattispecie di reato da escludere: la perimetrazione dell'amnistia rientra nelle esclusive competenze del Parlamento e di chi prenderà l'iniziativa di legge in materia''. Nel suo messaggio alle Camere sul sovraffollamento delle carceri, il presidente della Repubblica ha indicato "diverse strade da percorrere congiuntamente", dai domiciliari alla depenalizzazione di alcuni reati. Ma solo, ha elencato il capo dello Stato, "il meccanismo di 'probation', vale a dire in assenza di pericolosità sociale la possibilità per il giudice di applicare la messa alla prova come pena principale". "La previsione di pene limitative della libertà personale ma non carcerarie", ha spiegato, "con la reclusione presso il domicilio". Tre, "la restrizione dell'area applicativa della custodia cautelare in carcere", ha proseguito. Quattro, "l'accrescimento dello sforzo a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena nei loro paesi d'origine". Quinto, intervenire sulla recidiva come ostativa "per le misure alternative" Infine, "una incisiva depenalizzazione dei reati per i quali la previsione di una sanzione diversa da quella penale può avere un'efficacia di prevenzione non minore", ha concluso.Giorgio Napolitano ha però subito tenuto a sottolineare che si tratta di un pacchetto "insufficiente rispetto all'obbiettivo di ottemperare tempestivamente" alle sentenza della corte di Strasburgo perchè "inciderebbero 'pro futuro' e non consentirebbero di raggiungere in tempi brevi il traguardo indicato dalla corte Europea". Il messaggio, che è stato controfirmato dal presidente del Consiglio Enrico Letta, riveste una rilevanza costituzionale di grande peso: è uno degli atti formali che la Carta consente al capo dello Stato per esercitare formalmente il proprio potere.