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Costa Concordia, il primo teste confessa: "Al momento dello schianto giocavamo alla PlayStation"

La nave rovesciata al largo del Giglio

In aula anche capitan Schettino. Il primo ufficiale di coperta racconta: "Si è messo le mani nei capelli"

Eleonora Tesconi
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I tasselli mancanti del tragico incidente della Costa Concordia cominciano a ricostruirsi, lentamente. E altre rivelazioni choc non tardano ad arrivare: perché in plancia di comando, al momento dello schianto, "giocavano alla PlayStation". Riprende a Grosseto il processo per il naufragio della nave da crociera, che il 13 gennaio del 2012 si inabissò al largo del Giglio, portandosi via la vita di 32 passeggeri, due i corpi non ancora ritrovati. Nella seduta odierna, ecco mettere agli atti la deposizione del 50enne Giovanni Iaccarino, primo ufficiale di coperta e capo guardia della nave al momento del naufragio, il primo teste di una lunga lista che, tra accusa e difesa, comprende un totale di 1040 nominativi. In aula anche capitan Schettino. L'ufficiale si recò personalmente, a seguito dello schianto con lo scoglio "dell'azzardato saluto all'isola", a verificare lo stato delle sale motori e delle pompe di sentina, e poi comunicò alla plancia di comando le avarie causate dall'urto: "Guardai la carta nautica e vidi che eravamo su un fondale vicino agli scogli del Giglio. Ho guardato il pannello ed era pieno di lucine rosse. Poi il comandante Schettino si è messo le mani ai capelli e ha detto: Ho fatto un guaio". "Giocavamo alla PlayStation mentre avvertimmo una sbandata della nave a dritta, poi a sinistra. Caddero materiali, la sensazione era di aver preso una secca o di aver fatto una collisione. Fu questa l'impressione che ebbi all'istante". Così il teste confessa che, al momento dell'impatto, la plancia era "a riposo". L'ufficiale Iaccarino, nelle sue tante testimonianze, riportate anche in un lungo filmato a bordo della nave gemella Costa Serena, girato lo scorso anno, racconta di un commento, in dialetto genovese, di un ufficiale di macchina durante una discussione avvenuta circa due mesi prima quando fu effettuata un'esercitazione a bordo della nave naufragata. Una simulazione della rottura di un portellone a poppa: "Se allaga? Portiamo via il "belin"... (dobbiamo andarcene, ndr)".  

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