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Colle Oppio, alla ricerca della destra perduta

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Fabrizio Crivellari ripercorre la vicenda della storica comunità giovanile missina di Roma, tra tradizione e confronto con le altre esperienze politiche. E non senza scontri col partito...

Giulio Bucchi
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Colle Oppio vigila (Eclettica ed. 2013) è un libro di Fabrizio Crivellari che, in tempi di confusione per la destra italiana, recupera e ripropone la storia della intraprendente e "fantasiosa" della comunità giovanile di Colle Oppio, la più antica sezione missina romana e italiana. Abbiamo raggiunto l'autore, leggete cosa ci ha raccontato. Dott. Crivellari quale la genesi del suo libro? "Ho voluto narrare l'iter di un gruppo umano degli anni Ottanta attivo a Roma. Un ambiente, quello del Fronte della Gioventù colleoppino, che al rispetto di tradizione e identità sapeva coniugare inventiva e spirito d'iniziativa". C'era anche lei a allora. Eravate tutti ragazzi? "Tutti giovanissimi, certo, ma anche maturi per quell'età: allo scontro preferivamo, imponevamo direi, il confronto con i giovani delle altre provenienze politiche. Con il partito, poi, l'Msi, il confronto era sempre aperto, anche se a volte piuttosto acceso".  In due parole cos'era Colle Oppio? "Uno dei più antichi insediamenti capitolini, situato sopra il Colosseo. Gli spogliatoi delle antiche terme di Traiano ospitarono la prima sede del Msi, poi monopolizzata dal FdG. La Domus Aurea di Nerone fa parte del complesso archeologico di Colle Oppio, tanto per capirsi".  Sono passati 30 anni. Quale il suo ricordo? "Certamente quello di un'esperienza di grande creatività. Eravamo una comunità che cercava nuove strade da seguire per fare e per vivere la politica, lontani da quel potere che ha poi logorato l'ambiente della destra italiana".  Poi Fiuggi. Cosa ne pensa di An? E del Pdl? "Guardi preferisco non parlare di ciò che non ho vissuto".  E invece Fratelli d'Italia? Crede sia un progetto valido per la destra italiana? "Anche qui, non l'ho vissuto e non posso giudicare, ma potrei dirle che non si può non apprezzare chiunque provi ancora a rilanciare le energie di un mondo straordinario che, forse, non è completamente morto". di Marco Petrelli

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