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Befera: Troppe tasse sulle barche, ora si cambia

Il direttore dell'Agenzia delle entrate, dopo anni di battaglie anti-yacht, ammette: "Abbiamo sbagliato, le barche contribuiscono allo sviluppo del Paese"

Matteo Legnani
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Lezione di trasformismo ai massimi livelli, quella andata in scena al Salone nautico Internazionale di Genova. A impartirla ai presenti è stato il direttore dell'Agenzia delle Rntrate Attilio Befera. Il quale ha spiegato seriamente che "il passato c'era una mentalità vecchia e superata per cui la barca era indice di ricchezza, mentre oggi la barca è indice di produzione di ricchezza". Una capriola eccezionale, per uno che, alla guida del fisco italiano, ha per anni tenuto nel mirino le barche tanto da provocare la fuga dei natanti dai porti italiani verso quelli francesi, sloveni e croati. E il punto è, con ogni probabilità, proprio questo: a furia di dare addosso ai posessori di barche, all'agenzia delle entrate si sono svegliati un giorno scoprendo che da tassare era rimasto ben poco. Urgeva cambio di strategia. Befera la butta in politica, spiegando che "c'è stato un cambiamento, anche politico nel modo di considerare la nautica come elemento di sviluppo per il Paese e non solo come elemento di prelievo. Il fisco è favorevole alla ricchezza perchè più si è ricchi piu' si presume che il gettito aumenti e che questo consenta un effetto di redistribuzione di quella ricchezza". Ma fa anche un pizzico di autocritica, ammettendo che "ci sono state colpe anche da parte del fisco", prima di annunciare che l'Agenzia delle Entrate sta lavorando per rimborsare ai diportisti possessori di imbarcazioni tra i 10 e i 20 metri gli importi non dovuti dopo l'entrata in vigore della modifica della tassa di possesso. In luglio, infatti, la tassa sul possesso e' stata abolita per le imbarcazioni sotto i 14 metri e dimezzata per quelle tra i 14 e i 20 metri, mantenendo gli sconti per la vela e la vetustà dell'imbarcazione. Se non è una vittoria di Briatore (che da tempo va accusando Stato e fisco di svuotare i porti italiani), poco ci manca.

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