Niente liste d'attesa e costi minimiIn Procura "il nido casta" dei giudici
Nell'asilo del tribunale di Firenze rette sotto i 500 euro e posto sicuro per i figli dei dipendenti. Diciotto milioni i fondi stanziati dal governo per queste strutture
Asilo nido quanto mi costi, soprattutto se è per molti, ma non per tutti. La notizia dell'apertura, a Firenze, del primo per figli e nipoti dei dipendenti del Palazzo di giustizia, è stata ben accolta. Ci mancherebbe altro che non fosse così. Vuoi mettere togliersi la grana delle liste d'attesa o non dover sborsare rette salate per mandare i piccoli al nido privato quando in quello pubblico non c'è posto? Un pensiero in meno per giudici, cancellieri, personale del Tribunale del capoluogo toscano, che potranno quindi accedere al servizio istituito in collaborazione col Comune di Firenze e la Regione Toscana, che prevede la possibilità per 36 bambini, tra 0 e 36 mesi (secondo un accordo il 10% dei posti è riservato ai residenti del quartiere Novoli, ma anche a quelli dei dipendenti regionali), di poter essere accuditi durante l'orario di lavoro dei genitori. «La retta» spiega l'assessore all'istruzione del Comune di Firenze, Cristina Giachi «sarà leggermente al di sotto di quella massima prevista per gli asili comunali, quindi circa 480 euro». Una cifra alta, sì, ma che consentirà ai dipendenti pubblici di scavalcare le liste di attesa (a Firenze i bambini che aspettano di essere inseriti sono circa 300). Un problema, quello della carenza di nidi, in Italia, che potrebbe essere superato proprio con la creazione dei nidi aziendali e per la pubblica amministrazione. Nel 2009 i ministri per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta e per le Pari Opportunità Mara Carfagna e il sottosegretario per le politiche della famiglia Carlo Giovanardi firmarono, a Palazzo Vidoni, un protocollo di intesa per promuovere tutte le iniziative necessarie per lo sviluppo di un'adeguata offerta di nidi aziendali e altri servizi socio-educativi per l'infanzia presso le pubbliche amministrazioni. Furono stanziati 18 milioni di fondi pubblici, a cui le pubbliche amministrazioni potessero accedere, ma ad oggi pochissimi hanno avuto accesso al bando, mostrando disinteresse verso questo settore. Secondo uno studio effettuato da Cittadinanzattiva nel 2012, «dall'analisi di dati in possesso al ministero degli Interni e relativi al 2010, emerge che il numero degli asili nido comunali ammonta a 3.623 (+6% rispetto al 2009) con una disponibilità di 141.618 posti (+3% rispetto al 2009). In media il 23,5% dei richiedenti rimane in lista d'attesa. Il poco edificante record va alla Calabria con il 39% di bimbi in lista di attesa, seguita da Campania (37%) e Sicilia (+36%)». I bambini che attendono l'inserimento nei nidi sono migliaia in ogni regione. La situazione «rette» non va meglio. Sempre secondo l'indagine di Cittadinanzattiva «nel 2011/12, 39 città hanno ritoccato all'insù le rette di frequenza, e 6 capoluoghi registrano incrementi a due cifre: Bologna (+29,7%), Vibo Valentia (+29%), Perugia (+21,8%), Genova (+15,2%), Livorno (+13,9%), Sassari (+10%)». A livello nazionale una famiglia spende in media 302 euro, considerando 10 mesi di utilizzo del servizio. Ma ci sono città in cui la cifra mensile da sborsare (che dipende dal reddito familiare) è sicuramente maggiore. Si va dai 547 euro in media di Lecco ai 423 euro di Pavia, per quelle più care. La meno cara, invece, è Catanzaro con 70 euro al mese. Roma si attesta su 146 euro e Milano sui 232 euro. «A livello regionale in Veneto, la retta più cara è a Belluno (525 euro al mese per il tempo pieno), supera di 316 euro la più economica registrata a Venezia. Nel Lazio la retta che si paga a Viterbo (396 euro) supera di 250 euro la più economica registrata a Roma. E le differenze ci sono anche tra le realtà che hanno il tempo ridotto: in Sicilia tra la retta di Caltanissetta (220 euro) e quella di Agrigento la differenza è di 130 euro». Diversa la situazione per i nidi privati: a Milano si può arrivare a sborsare 750 euro al mese. Una follia se si pensa che molte famiglie campano con un solo stipendio e, nel caso di nido privato, non possono permetterselo. Pensare che se tutte le pubbliche amministrazioni accedessero al bando per i nidi, le liste d'attesa si ridurrebbero sensibilmente e molte madri potrebbero andare a lavorare. di Chiara Giannini