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Berlusconi ai Pm di Bari: "Mai pagato escort. Tarantini mi faceva solo pena"

Berlusconi nel mirino: visto da Benny

Il Cavaliere risponde alla Procura sui suoi rapporti con l'imprenditore: "Lui aveva bisogno e io gli ho dato soldi"

Michele Chicco
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"Quelle ragazze non le ho mai pagate". Silvio Berlusconi, interrogato a Bari il 17 maggio scorso dai Pm che indagano sul processo Tarantini, ha ribadito la sua tesi difensiva: a Palazzo Grazioli entravano solo amiche dell'imprenditore barese, nessuna escort, e lui non ha mai avuto alcun motivo per indurre Giampaolo Tarantini a mentire, cose che invece sostiene l'accusa. Non l'ha fatto e l'ha spiegato alla Procura. La Gazzetta del Mezzogiorno è risuscita ad avere la trascrizione dell'interrogatorio del Cav: lui ribatte alle domande del procuratore aggiunto Pasquale Drago e risponde a tutte le accuse contro di lui emerse nel corso della lunga indagine. Siamo a Bari, manca poco all'estate e Berlusconi è in una caserma dei carabinieri: "Tarantini - dice - più che mio amico lo era del mio maggiordomo". Al principio fu Lavitola - Il tramite tra Berlusconi e Tarantini era proprio il faccendiere Valter Lavitola con il quale, però, Berlusconi non ha mai parlato di donne, nè prima delle indagini nè dopo le indiscrezioni apparse sui giornali. Berlusconi, durante l'interrogatorio, dice che non ha mai fatto pressioni su Tarantini affinché mentisse e quando Drago chiede come mai abbia dato a Tarantini un lauto "stipendio" Silvio abbozza e dice: "Avevo conosciuto Tarantini in una situazione di benessere forte. Aveva affittato ville in Sardegna, viaggiava su aerei privati, eccetera, e francamente sentirlo precipitato...". A muoverlo la pietas e la voglia di calma attorno a sé anche perché, come spiega ai carabinieri, "io ho sempre avuto il piacere di dare a chi avesse bisogno (...) per me una donazione di qualche migliaio di euro era assolutamente nulla, in quei tempi il mio gruppo guadagnava un milione e mezzo al giorno". Come dargli torto. EscortVsAmiche - Uno degli snodi chiave dell'intera inchiesta è legato al rapporto di Berlusconi con le amiche che Tarantini portava nelle residenze del Cav. La procura sospetta che quelle donne siano state pagate (anche bene) da Silvio per le sue cene, ma lui dice che non è così. Tutt'altro. "Non avrei mai immaginato di poter fare sedere alla mia tavola delle persone che facessero questa professione" dice Berlusconi che, anzi, sarebbe andato "su tutte le furie" se solo l'avesse saputo. Tarantini, insomma, si era guadagnato gli inviti a cena non per le ragazze che portava, ma perché era qualcosa di diverso rispetto agli ospiti che Berlusconi era costretto, per educazione, ad invitare: "non avevo bisogno di Tarantini per invitare delle belle ragazze" dice il Cav, mettendo in mostra il suo charme.  "Bugia di vita" - La Procura però non crede e prova ad incalzare, ma Berlusconi resiste: parla dell'incontro ad Arcore tra lui e Tarantini dopo che lo scandalo è già sulla bocca di tutti e rilegge, con gli inquirenti, alcune intercettazioni spigando tutto. Punto su punto. "Una bugia di vita": solo per questo ha detto a Tarantini di aver parlato con il numero uno di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, di lui. In realtà non l'ha mai fatto e, spiega, è cosa comune: "Sì oggi - racconta Silvio agli inquirenti -  ho fatto la stessa cosa con Ciarrapico: "Ho visto Letta e gli ho parlato, poi vediamo". Purtroppo si è assediati da queste cose perché fa parte della vita politica".  Due di notte - I Pm insistono. Vogliono strappare una mezza confessione, vogliono incastrare il Cavaliere che è, invece, tranquillissimo. Ripescano un'altra intercettazione nella quale c'è un invito di Silvio a Tarantini per mezzanotte e venti. Berlusconi non crede alle sue orecchie e ribatte: "Lavoro ogni giorno fino a tardi, per me era normalissimo vedere Tarantini a quell'ora". La delusione dei magistrati è palpabile; stremati dalla lucida chirezza di Berlusconi provano un ultimo assalto, invano. Il Cavaliere dice che sì, "Tarantini ha raccontato tutto" rischiando di rovinarlo, ma, prima di andare, non si nega il piacere di mettere in guardia tutti, magistrati e giornalisti: "Quando uno è nella mia posizione, tutto gli fa del male". Quando qualcuno viene chiamato a sostenere alcune tesi - è il senso di quello che Silvio dice a Bari - ne trae "un vantaggio" e spesso si sostengono le tesi che l'interlocutore vuol ascoltare." Quindi  - conclude Berlusconi - queste cose poi non sono vere, ma comportano dei danni di immagine". Ha parlato a Bari, Silvio, ma questa frase era dedicata a tutti. A tutti quelli che ciecamente credono.

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