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Amanda Knox, l'anteprima dell'intervista a "Quarto Grado"

Gianluigi Nuzzi e Amanda Knox

L'anteprima. La statunitense si difende: "Non temo la condanna, mi aspetto l'assoluzione. Vi racconto i miei sei anni da incubo"

Andrea Tempestini
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A dieci giorni dal nuovo processo d'Appello, previsto per il prossimo 30 settembre a Firenze, Amanda Knox ha rilasciato la sua prima intervista ad una tv italiana e l'ha fatto a Quarto Grado di Gianluigi Nuzzi. Vi proponiamo alcuni stralci del colloquio: la versione integrale dell'intervista andrà in onda venerdì 20 settembre, in prima serata su Rete4. Amanda Knox parla a "Quarto Grado" Guarda l'anteprima dell'intervista su Liberotv L'autodifesa - "Se fossi condannata, sarebbe un'esistenza terribile e scappare non sarebbe una vita - afferma Amanda Knox -, e non voglio che qualcuno punti il dito indicandomi come un'assassina. Ma non temo la condanna: so che è possibile un verdetto giusto. Mi aspetto l'assoluzione". La Knox prosegue nella sua autodifesa, e spiega: "Mi ha condannata il giornalismo da tabloid, che ha focalizzato l'attenzione delle persone su cose irrilevanti e non vere. Tra le accuse più offensive che ho ricevuto, ricordo ‘gatta morta', ‘luciferina', ‘demone', ‘strega'. Mi hanno accusata di avere uno spirito maledetto e di essere posseduta, di manipolare le persone, di essere fissata con il sesso e la violenza". Gli ultimi sei anni - "Questo sistema contro di me - prosegue - è nato per giustificare il lavoro della giuria. Altrimenti, come si spiegherebbe che una ragazza normale uccida brutalmente un'amica?". E ancora: "Tornata a casa speravo di essere più felice di come sono. Negli ultimi mesi di carcere immaginavo che ansia, tristezza e rabbia si sarebbero sciolti, che sarei tornata a una vita felice, che non sarei stata sempre triste...". La Knox parla degli ultimi quattro anni, anzi "ora sei" anni, come di una "persecuzione". E ancora: "Ogni cosa che vivo è il riflesso di ciò che ho imparato in Italia". E in Italia, aggiunge, "ho imparato cose brutte: ad avere paura e a non fidarmi delle persone".

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