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Siria, Domenico Quirico è libero

Domenico Quirico

L'inviato de "La Stampa" in volo verso l'Italia. Le sue tracce erano state perse lo scorso 9 aprile. Commozione di Calabresi ed Emma Bonino

Andrea Tempestini
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È stato liberato l'inviato de La Stampa Domenico Quirico, di cui si erano perse le tracce in Siria dal 9 aprile scorso. La notizia è stata rilanciata da fonti di governo. Quirico è in volo verso l'Italia, dove atterrerà intorno alla mezzanotte. "Erano esattamente 5 mesi che aspettavamo questa notizia, commovente telefonata di Emma Bonino" ha scritto su Twitter il direttore del quotidiano di Torino, Mario Calabresi. "La notizia della liberazione di Domenico Quirico mi riempie di grande gioia e di soddisfazione. Il mio pensiero va prima di tutto ai parenti che potranno finalmente riabbracciare Quirico dopo tanti mesi e numerosi momenti di ansia" ha aggiunto il ministro degli Esteri Emma Bonino.  Anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso "vivissimo apprezzamento per l'impegno dispiegato dal ministro Emma Bonino, dal ministero degli Esteri e dai Servizi per il successo di tutti i delicatissimi passi volti a garantire la libertà di Domenico Quirico". Enrico Letta ha sottolineato che "la speranza non era mai venuta meno e che vengono ora coronati dal successo tutti gli sforzi messi in campo per un esito positivo della vicenda". "La rivoluzione mi ha tradito" - "E' come se fossi stato 5 mesi su Marte, e ho scoperto che i marziani sono cattivi". E' lo stesso Quirico a commentare con i giornalisti al suo arrivo all'aeroporto militare di Ciampino, alle 00.25 di domenica notte. Risponde alle domande dei colleghi, con emozione e sincerità. "Come sono stato trattato dai carcerieri? Non bene - sottolinea -. Sì, ho avuto paura". Quindi il giudizio, durissimo, sulla situazione nel Paese: "Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa mi abbia tradito". Qualcosa stava già cambiando il 9 aprile scorso, quando l'inviato della Stampa si stava dirigendo a Homs dal confine libanese per quella che doveva essere la sua quarta missione in Siria. Le fazioni laiche e jihadiste perseguivano ormai agende diverse. "Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un'altra cosa". Siria, Domenico Quirico è libero Guarda la Gallery Due finte esecuzioni - Cosa è successo in quei cinque mesi di prigionia li racconta Pierre Piccinin, l'insegnante 40enne autore di alcuni libri sulla Siria, rilasciato ieri insieme all'inviato della "Stampa" e arrivato a Bruxelles questa mattina. A "Le Soir" ha rivelato che Domenico Quirico è stato vittima anche di "due finte esecuzioni". "Sto bene, malgrado le prove subite - ha detto. Il mio amico Domenico è un po' più provato, ma ha 62 anni, comunque è uno sportivo che ha fatto delle maratone. E' stata dura, ha anche subito due false esecuzioni".  Piccin ha pure raccontato che lui e Domenico Quirico hanno cercato per due volte di scappare dai loro sequestratori in Siria. Alla radio Bel Rtl lo scrittore belga ha detto: Una volta siamo riusciti ad andare abbastanza lontano. Abbiamo approfittato della preghiera, ci siamo impadroniti di due kalashnikov e abbiamo lasciato l'edificio. Per due giorni abbiamo corso nella campagna prima di venir ricatturati e venir puniti molto seriamente per questo tentativo di evasione". I due, ha raccontato sempre l'insegnante, avevano inventato un gioco per passare il tempo: immaginavano come i vari personaggi famosi della storia potessero trovare una soluzione alla vicenda che stavano vivendo. Domenico Quirico sbarca a Ciampino Guarda il video su LiberoTv Un'odissea in giro per la Siria -  I cinque mesi di prigionia di Domenico Quirico e Pierre Piccinin ''sono stati un'odissea terrificante attraverso tutta la Siria'', ha detto ancora l'insegnante belga alla radio Bel RTL, spiegando che ''siamo stati trasferiti molte volte in diversi posti''. ''Non era sempre lo stesso gruppo che ci teneva prigionieri'', e questi gruppi erano ''molto violenti, molto anti-occidentali e islamici anti-cristiani''. Dietro la liberazione dei due vi sono stati negoziati condotti dall'Italia. "A poco a poco abbiamo capito che vi erano delle trattative dietro le quinte che implicavano gli italiani. L'Italia ha una buona esperienza di queste situazioni", ha raccontato Piccinin al quotidiano belga Le Soir. "All'inizio di agosto ci hanno chiesto di fare un video per provare che eravamo in vita", ha proseguito Piccinin, parlando di un video che non e' stato mai diffuso. "Poi, verso il 23 agosto ci hanno posto delle domande personali come il nome del mio gatto, un'idea di mia madre suggerita ai negoziatori italiani, in modo che i nostri rapitori potessero convincere quelli che negoziavano in Europa che eravamo effettivamente ancora in vita".

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