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Caso Cucchi, le motivazioni della terza Corte d'Assise di Roma: "Morì per denutrizione"

Condivise le conclusioni del collegio peritale. A quasi tre mesi dalla sentenza che ha condannato sei medici, è stata rigettata la tesi di parte civile sulle violenze

Eleonora Tesconi
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Stefano Cucchi, il geometra 31enne arrestato per droga il 16 ottobre del 2009 e deceduto all'ospedale Sandro Pertini sei giorni dopo, è morto per "sindrome da inanizione". Lo afferma, in 188 pagine di motivazione della sentenza depositate oggi in cancelleria, la terza Corte d'assise di Roma, secondo cui tale sindrome "è l'unica in grado di fornire una spiegazione dell'elemento più appariscente e singolare del caso in esame e cioè l'impressionante dimagrimento cui è andato incontro Cucchi nel corso del suo ricovero". La corte ritiene così di condividere le conclusioni del collegio peritale.  Le parole della Corte - "Al contrario - spiega la Corte (che ha condannato sei medici, cinque per omicidio colposo e uno per falso, assolvendo invece tre infermieri e tre agenti di polizia penitenziaria, accusati di aver pestato Cucchi nelle celle del tribunale) - la tesi, sostenuta dalle difese degli imputati, secondo cui il giovane sarebbe stato condotto all'exitus da morte cardiaca improvvisa, non fornisce alcuna spiegazione della grave perdita di peso corporeo subita da Stefano Cucchi, ma anzi si fonda, in contrasto con le risultanze probatorie (il peso di 52 kg registrato all'ingresso in carcere), sull'errato assunto che il peso corporeo di Cucchi in realtà fosse intorno ai 40 kg". "Ancor meno convincenti - sempre a parere della Corte - sono le conclusioni dei consulenti delle parti civili secondo cui il decesso si sarebbe verificato a causa delle lesioni vertebrali che, interessando terminazioni nervose, avrebbero dato origine a una sintomatologia dolorosa e che, unitamente ad una "vescica neurologica", avrebbero ingenerato, con riflesso vagale, l'aritmia cardiaca consistente in una brachicardia da ritmo giunzionale, la quale si sarebbe a sua volta inserita causalmente nel determinismo della morte. Anche questa tesi - per la Corte d'assise - presta il fianco all'insuperabile rilievo che non vi è prova scientifico-fattuale che le lesioni vertebrali in questione abbiano interessato terminazioni nervose". Il decreto Balduzzi - Il caso Cucchi "esula completamente dallo schema indicato dal cosiddetto "decreto Balduzzi" (la legge del 2012 secondo cui il medico che si attiene alle linee guida non risponde penalmente per colpa lieve, ndr) non risultando in alcun modo applicate linee guida e buone pratiche alle quali le difese degli imputati hanno fatto solo un generico e vago riferimento". Lo ha sottolineato la terza Corte d'assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui il 5 giugno scorso ha condannato sei medici, assolvendo tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria per la morte del geometra 31enne.

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