Sanità da cani: curare Fido ad Aosta costa il triplo che a Milano
In Valle la spesa pro capite per le cure veterinarie è 61 euro l'anno, in Lombardia 20. Con queste disparità il conto totale supera il miliardo
Ogni anno in Italia viene stanziato più o meno un miliardo di euro per la sanità veterinaria pubblica. Dentro questa cifra c'è il compenso per tutti quei veterinari che si occupano di sicurezza alimentare. Ma c'è anche del randagismo che nonostante una legge ad hoc dei primi anni '90 non accenna a diminuire. Le cifre sono ondivaghe. Stando al ministero della Salute, però, in Italia dovrebbero esserci circa 600mila randagi di cui almeno un terzo perennemente nei canili. Dunque al miliardo bisogna aggiungere altri 150 milioni di euro stanziati da Comuni e Regioni. Sia per quelli gestiti dal pubblico sia per quelli che finiscono sotto le cure dei privati convenzionati. Si calcola che un Comune spenda una media compresa tra i 300 euro e i 1000 per singolo cane. Ogni anno. Poi c'è un fondo ad hoc per il randagismo. Nel 2007 rasentava i 5milioni di euro, nel 2011 era sceso a meno di 300mila euro. E guarda caso a quel punto alcune regioni hanno smesso di dare numeri stratosferici sulla propria popolazione canina. La verità però è che sono tutte stime. Non esiste un numero preciso e dunque nessuna valutazione dei costi. Impossibile fare spending review. Tanto più che anche allargando all'intera spesa sanitaria una cifra standard, come abbiamo visto per le tariffe delle prestazioni sanitarie agli umani, di fatto non esiste. Le attività e le prestazioni riguardanti la sanità pubblica veterinaria e la tutela igienico sanitaria degli alimenti (decise dal decreto del Presidente del Consiglio del 29 novembre 2001) rientrano nel primo livello di assistenza. Valgono rispettivamente il 23,8% e 7% della spesa sanitaria per questo primo livello. Ovvero quello che organizza la prevenzione delle malattie, gli screening e le vaccinazioni per gli umani. Lo stesso decreto stabilisce gli indicatori e i parametri di riferimento. Quelli nuovi sono stati calcolati secondo il costo pro-capite del servizio di sanità pubblica veterinaria in rapporto alla popolazione residente. È da qui che emerge una sostanziale variabilità a livello regionale. Il costo medio nazionale pro-capite è pari 19,25 euro. Nel 2009, ultimo dato disponibile, si è speso per il comparto veterinario oltre 1 miliardo. Ciò che risulta interessante è andare a vedere le differenze tra le Regioni. In Piemonte si spende 25,8 euro a testa. In Lombardia 20. Circa la metà in Liguria e Lazio. Mentre in Valle d'Aosta il rapporto balza a 60 euro per singolo residente. Ben 41 euro e spicci più della media nazionale. Trenta euro in Basilicata e oltre 34 in Sardegna. Ma le anomalie sono anche altre. In Italia ci sono circa 30mila veterinari. Più o meno 5mila sono pubblici e non liberi professionisti. In Germania quelli pubblici sono solo mille. Se si pensa che il costo aziendale di un singolo veterinario si avvicina ai 100mila euro annui, il costo del risparmio è presto fatto. Lungi da noi abbracciare il populismo, ma non risulta che in Germania gli animali siano trattati peggio che da noi e la sicurezza ambientale sia trascurata. Fare luce sui costi e sul giro d'affari del randagismo aiuterebbe a risparmiare denaro pubblico. «A nostro avviso la legge 281 sul randagismo si è rivelata inefficace», spiega a Libero Angelo Troi, segretario nazionale del SIVelP il sindacato dei liberi professionisti. «Potremmo guardare agli altri Paesi europei per cercare di tutelare al meglio gli animali - dice - e al tempo stessi gestire le risorse in modo più oculato. Si tratta anche di un cambio culturale. Potremmo pensare di vendere soltanto animali sterilizzati perché gran parte dei randagi è abbandonato da piccolo. Per chi fosse contrario alla sterilizzazione reintrodurre una tassa sugli animali da compagnia in modo di avere finalmente una tracciabilità e avviare un piano di contenimento progressivo». Immaginare che gli animali stiano in canile a tempo indeterminato è una violenza e pure un costo per lo Stato che andrebbe rivisto. Eppure si scopre che la Regione Lombardia ha stanziato per l'educazione zoofila e il contenimento del randagismo negli ultimi 3 anni circa 3,2 milioni di euro e che nel Lazio esistono canili dove in passato ogni due cani c'era un dipendente assunto. Nemmeno nelle cliniche super lusso. «Sarebbe importante anche rivedere le norme fiscali sugli allevamenti. Oggi chiunque può allevare fino a cinque cani femmina, farli riprodurre e venderli in nero», conclude Troi, «oltre che un mancato gettito è una scelta che non regolamenta i flussi di animali e i passaggi di proprietà, stimolando indirettamente il business del randagismo». Tanto paga la collettività. Claudio Antonelli