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Cassazione, Berlusconi: la trattativa sull'interdizione. Il Cav spera in 18 mesi

Gli avvocati di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Franco Coppi

Processo Mediaset, il Pg chiede la condanna e una riduzione delle pene accessorie. La difesa la considera una mano tesa. E Silvio spera di tornare alla politica nel 2015

Giulio Bucchi
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La grande trattativa. Lo "sconticino". La partita in Cassazione del processo Mediaset Silvio Berlusconi e la sua difesa se la giocheranno non sulla richiesta di 4 anni di carcere confermata dal Procuratore generale, ma sull'interdizione dai pubblici uffici. In Appello, il Cavaliere era stato condannato a 5 anni di "esilio" dalla politica. Ma la sorpresa è arrivata intorno alle 20 di martedì sera, quando il Pg della Cassazione Antonio Mura ha chiesto una "rideterminazione della pena accessoria". Dell'interdizione, appunto. Che dovrebbe essere rivista al ribasso, da 5 a 3 anni. In Cassazione, oppure rinviando la pratica in Appello, con la Suprema Corte che potrebbe confermare la condanna a 4 anni per frode fiscale (di cui 3 condonati e uno da scontare non in carcere, ma ai domiciliari o ai servizi sociali) ma rinviare appunto la parte riguardante l'interdizione. E se fosse rinvio in Appello, sarebbe quasi automatica la prescrizione per la prima parte del reato imputato al Cavaliere, con tanti saluti alla Corte di Milano. La sentenza slitta - Questione cruciale, perché è il futuro politico di Berlusconi, del Pdl e del governo Letta ad essere appeso alla sentenza della Cassazione. Che slitterà a giovedì, forse addirittura nel tardo pomeriggio, visto che come anticipato dal legale di Berlusconi Niccolò Ghedini l'arringa difensiva di Franco Coppi, ultimo a prendere la parola questo pomeriggio, potrebbe durare fino a 5 ore. E se così fosse, la camera di consiglio dei cinque giudici dovrebbe iniziare addirittura giovedì mattina. Per ora abbiamo una sola certezza: Berlusconi non sarà in aula. In compenso, domani la lettura della sentenza sarà trasmessa in diretta tv. L'asso nella manica della difesa - Questa sera l'avvocato Coppi tornerà all'attacco sciorinando il jolly, "l'asso nella manica" annunciato ieri per rovesciare le carte dell'accusa e convincere il presidente della Corte Antonio Esposito, il relatore Amedeo Franco (già preso di mira da Marco Travaglio perché "annullatore impenitente") e gli altri tre membri del Collegio giudicante. L'obiettivo è quello di mettere in dubbio il reato stesso di frode fiscale, facendolo derubricare a "semplice" accusa di false fatturazioni. Altro che "ideatore della frode", come sostiene invece il pg Mura. Ma il jolly di Coppi sarebbe un altro, e glielo avrebbe fornito lo stesso procuratore generale nella sua arringa di martedì. Secondo fonti giudiziarie citate dall'agenzia Reuters, infatti, l'accusa avrebbe chiesto al riduzione dell'interdizione a 3 anni prendendo come punto di riferimento la legge tributaria, mentre la Corte d'Appello di Milano avrebbe applicato al legge ordinaria. "La legge speciale tributaria deve prevalere su quella ordinaria", sottolinea una delle fonti. E su questo punto la difesa di Berlusconi potrebbe puntare, sottolineando il pasticcio consumato in Appello. "Milano ha fatto un errore palese. Resto ammirato dallo sforzo del pg di difendere una sentenza indifendibile", aveva dichiarato con ironia Coppi martedì pomeriggio. E oggi, ha aggiunto, si punterà "all'assoluzione di Berlusconi" con formula piena "per non aver commesso il fatto", oppure - piano B - "si può pensare ad una derubricazione del reato come illecito tributario non penalmente rilevante". E se la Cassazione chiedesse un Appello bis, e a quel punto la Corte di Milano dovrebbe prendere atto dell'intervenuta prescrizione del reato almeno nella prima parte. "Non sarebbe colpa nostra", allarga le braccia Coppi.  La speranza: 18 o 24 mesi di interdizione - La richiesta del Pg Mura è vista come una sorta di "mano tesa" dell'accusa a Berlusconi, una specie di "trattativa" o "exit strategy" per non complicare ulteriormente una situazione giudiziaria e politica incandescente. Berlusconi, rinchiuso a Palazzo Grazioli e circondato solo dagli affetti (i figliMarina e Piersilvio, la fidanzata Francesca Pascale) e dai collaboratori più stretti e fidati (Gianni Letta), spera non tanto in un'assoluzione piena (anche se la difesa guidata da Coppi chiede un "annullamento radicale" e definisce l'interdizione "un errore palese") quanto in una condanna morbida. Magari, con una interdizione ancora più limitata dei 3 anni: 24 o 18 mesi sarebbe l'ideale, perché gli consentirebbe di scontare la pena e tornare nell'agone politico giusto in tempo per candidarsi e tornare a guidare la futura Forza Italia. I tempi sarebbero perfetti: 2015, quando Letta e l'esecutivo delle larghe intese ("Non voglio azioni scomposte, ha ribadito ai suoi nelle ultime ore) dovrebbe aver esaurito la sua funzione. di Claudio Brigliadori    

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