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Ingroia, Csm: "Sì alla decadenza dall'ordine giudiziario"

Il plenum del Consiglio approva la decadenza del leader di Rivoluzione civile dall'ordine giudiziario: "Assente ingiustificato per più di 15 giorni ad Aosta"

Andrea Tempestini
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Giù la toga: Antonio Ingroia non è più un pm. La decisione è del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, che spoglia il leader di Rivoluzione civile del vestito più amato. Il Csm ha infatti approvato all'unanimità la delibera presentata dalla quarta commissione che prevede la decadenza dall'ordine giudiriziario del pm-prezzemolino. La sua colpa? Quella di "essere rimasto assente dall'ufficio ingiustificatamente per un periodo superiore ai quindici giorni". Il suo ufficio (teorico) era il Tribunale di Aosta, dove era stato assegnato dal 20 giugno scorso (era l'unica circoscrizione in cui non si era candidato alle elezioni politiche) ma dove però non si è mai presentato.   Un futuro siculo - La grande fuga di Ingroia dalle caprette di Aosta, alla fine, gli è costata la toga. Il leader di Rivoluzione civile si era battuto spiegando che le sue competenze erano diverse, che voleva essere impegnato nella lotta alla mafia, e che la lotta alla mafia, da Aosta, non era possibile farla. Il trasferimento, però, era obbligato. Così, puntuale, è arrivata la più amara delle punizioni (per lui). Il futuro di Ingroia, ora, pare essere in Sicilia, dove lo vuole fortemente il governatore Rosario Crocetta. Prima ne avrebbe voluto fare lo "sceriffo delle tasse", mettendolo alla guida dell'ente di riscossione isolano. Le indiscrezioni degli ultimi giorni, invece, lo danno in quota per un posto nella "Sicilia e-Servizi": si dovrebbe occupare del processo di informatizzazione della Regione. Niente mafia. E niente toga.

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