Bergamo, salva una ragazza dopo l'incidente: mezzo sequestrato e alcoltest. "E gli altri facevano foto"
La storia del 56enne Flavio Volpi, unico ad aiutare la 23enne gravemente ferita: "Come facevo a non intervenire?". Ma è finito nella maglia di burocrati e voyeur
Un brutto incidente, una ragazza a terra, un uomo tenta di salvarla. E le altre persone che assistono alla scena? Riprendono tutto con il telefonino senza aiutarlo. Come scrive il Corriere della Sera, edizione Bergamo, Flavio Volpi, 56enne di Nembro, tecnico degli impianti della birra, si è trovato a un bivio. Davanti a lui, un brutto incidente stradale e una ragazza a terra: soccorrerla o restare a guardare, inerme, aspettando che qualcun altro intervenisse al posto suo. Ma Volpi non ci ha pensato neanche un momento. E' sceso dal suo furgone e si è precipitato verso la giovane per prestarle i primi soccorsi. Lei, Jessica L., 23enne di Boltiere, nella serata di venerdì 26 luglio, è rimasta ferita nello schianto della sua Fiat 500 contro un Bmw a Osio Sotto. Ora la giovane è ricoverata in ospedale, grave ma viva. Perché il tempestivo intervento dell'uomo, prima che arrivassero i soccorsi, l'ha salvata. La beffa - Un gesto nobile quello di Volpi, da ricordare, ma non come lui avrebbe immaginato. Infatti, ecco "i vari risvolti" della medaglia. Primo: il suo furgone è stato sequestrato per una settimana dagli inquirenti perché una ruota dell'auto di Jessica, nello schianto, ha colpito il portellone e di fatto il mezzo è rimasto coinvolto nell'incidente. Così l'uomo è dovuto ricorrere a un avvocato per richiedere il dissequestro. Secondo: donatore Avis, sostenitore Aido, ipovedente per un infortunio sul lavoro avvenuto qualche anno prima, Volpi dopo l'incidente è stato sottoposto al test dell'alcol e a quello della droga: negativi, ma è la burocrazia. Terzo - e più inquietante: mentre la ragazza era a terra, ferita alla testa, sanguinante, la strada piena di benzina che fuoriusciva dall'auto incidentata, nessuno l'ha aiutato a soccorrerla. Peggio ancora, qualcuno lì intorno, ha ripreso la scena con il telefonino, "come se stessero assistendo a uno spettacolo, ma si può?", dice Volpi sconcertato al Corriere. E la beffa continua - Qualche giorno dopo, quando il soccorritore ha raccontato l'episodio, qualcuno gli ha dato addirittura del matto per il suo intervento. "Ma poteva essere la figlia di chiunque di noi. Come si faceva a non intervenire? Sono corso verso la sua auto. I finestrini erano giù. Lei non c'era. L'ho vista a terra, sull'asfalto, sbalzata fuori dall'abitacolo. Attorno si è fatto un capannello di 50-60 persone, ma nessuna si è fatta avanti. E almeno un paio avevano in mano il telefonino, lo tenevano basso per non farsi vedere, ma sono sicuro che stessero fotografando o filmando. Mi sono detto "ma va, va" e mi sono rigirato pensando solo al bene della ragazza". La testimonianza - Non è la prima volta che Volpi si trova a essere testimone di un incidente e a soccorrere qualcuno: "C'era stato uno scontro auto-bici proprio fuori da casa mia. Avevo visto uno di loro estrarre la lingua del ferito per farlo respirare". Così ha fatto lui con la giovane: "Rantolava, era chiaro che non respirava. Poi l'ho tenuta immobile con l'aiuto dell'automobilista contro cui era finita nel caso avesse delle fratture. Ci siamo fermati lì, giustamente. Solo il necessario. Nel frattempo è arrivata l'ambulanza". Vent'anni fa, Volpi aveva caricato sulla propria auto una ragazza ferita per portarla direttamente in ospedale, rischiando addirittura di finire sotto accusa: "Erano le 18 di novembre, c'era buio e percorrevo una strada deserta di Bianzano. L'ho trovata sul ciglio della strada. Era scivolata sulla ghiaia all'altezza di una curva cieca con il motorino. Non c'erano i telefonini cellulari. Come facevo a chiamare i soccorsi? La giovane era ferita alla tempia. Alla fine l'ho caricata in auto e l'ho portata in ospedale. Mi hanno sottoposto a una settimana di fermo. Insomma, non potevo muovermi da casa, in attesa che si capisse se il mio gesto le aveva procurato danni". Per fortuna tutto andò per il verso giusto. I ringraziamenti - Nonostante le beffe, per lui è arrivato anche il riscatto: sabato sera, 27 luglio, quando è andato in ospedale a trovare Jessica, ha trovato la mamma e gli amici. La gioia e gli abbracci non sono mancati: "Per me questa è stata una grande emozione ed è stata anche una soddisfazione. Ho già dimenticato quella delusione di quel giorno e di quelli successivi".