Esplode deposito di bottiUn morto e 3 persone disperse
Un botto che si è sentito fino a 20 chilometri di distanza. E una enorme nube bianca che si è alzata in cielo per centinaia di metri. A saltare in aria a Picciano, nel pescarese, è stato il deposito di fuochi d'artificio Di Giacomo. Il sindaco di Città Sant'Angelo, Gabriele Florilli, parla di scena apocalittica: "E' qualcosa di indescrivibile, l'intera area di Villa Cipressi e' stata distrutta, sembra di stare in Libano". I pezzi di cemento sono stati "sparati" fino a 600 metri dalla fabbrica: "Questa è una tragedia per la comunità, un qualcosa di inaudito. Ora mi trovo sul posto e sto assistendo ad una scena apocalittica, mai vista in vita mia", aggiunde il sindaco. Le vittime - Fin'ora il bilancio è di quattro morti, tutti membri della famiglia Di Giacomo. Il titolare Mauro, 45 anni, e il fratello Federico, 39, più l'altro parente Roberto, 50 anni. L'ultima vittima, il figlio del proprietario, Alessio, di 20 anni. Era corso nella fabbrica dopo aver sentito il boato: "Ho visto un ragazzo che mi è corso vicino e gli ho detto di allontanarsi. Dopo non l'ho visto più", riferisce il dottor Cherubini. Un ferito grave: "Un nostro vigile è rimasto ferito", ha detto al telefono Paolo D'Angelo, funzionario responsabile della comunicazione del comando provinciale dei vigili del fuoco pescaresi. L'inchiesta della Procura - La Procura di Pescara, ha riferito il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini, ha aperto un'inchiesta per incendio colposo, disastro colposo e omicidio colposo forse plurimo, considerato che ci sono tre dispersi. L'area è stata sequestrata: si tratta, è stato spiegato, anche di una zona di deposito giudiziario. Qui venivano depositati i botti illegali sequestrati dalle forze dell'ordine. "La zona continua a essere pericolosa e va bonificata. I tempi previsti per la bonifica sono di 3-4 giorni e bisogna tenere conto che c'è un deposito di polvere pirica pericolosissima non coinvolto dall'incendio. È una ditta antica e molto seria", ha detto Tedeschini. Le morti scampate - Adriano, l'altro figlio di Di Giacomo, ha scampato per poco la morte. Non si trovava nella fabbrica, ma era andato in centro a Città Sant'Angelo per una visita medica. "Non avevamo operai - ha detto - era un'azienda familiare la migliore d'Abruzzo". Adriano non riesce a capacitarsi: "Avevamo rifatto tutto da capo, era tutto nuovo. Belle coperture, tutte coibentate, muri da 40 centimetri. So che Mauro si stava preparando perché doveva andare a Chieti, stava lavorando sulle 'bombe' già chiuse, ma il nostro era un ambiente fresco e all'avanguardia. Non so proprio darmi una spiegazione". Illesa anche la nonna 92enne Di Giacomo che in un primo tempo era stata data per dispersa nel crollo della fabbrica. L'anziana era in un'ala che ha resistito all'urto ed è stata portata nel piccolo ospedale da campo della Misericordia di Pescara.