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"Ablyazov ha truffato le banche italiane",da Londra arriva la verità sul dissidentee la Bonino ha pensato alle dimissioni

La famiglia Ablyazov

Secondo gli atti in possesso della Gran Bretagna, il dissidente kazako avrebbe lasciato un buco di 10 miliardi di dollari nei conti della Bta, la banca kazaka. Tra i creditori anche Mps. Intanto la Shalabayeva potrebbe tornare a Roma

Ignazio Stagno
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Le banche dietro la crisi kazaka. E' questa la novità del caso Ablyazov. La caccia al dissidente kazako sarebbe partita su ordine di Astana perché l'uomo avrebbe lasciato con le tasche vuote i creditori quando era a capo della Bta la più grande banca del Kazakistan. L'espulsione della Shelabayeva e della figlia avrebbe dunque radici lontane e un movente finanziario. Secondo alcune indiscrezioni il dissidente era scappato dalla Gran Bretagna, nonostante a Londra godesse dello status di rifugiato perché braccato da chi lo accusa di aver messo in piedi una truffa da circa 10 miliardi di dollari quando era presidente della Bta. La truffa alle banche italiane - Il Kazakistan e la Bta avevano avviato un'azione legale contro il dissidente, da qui la fuga. Ma a ribaltare i piani arrivano le banche italiane che a quanto pare sarebbero nella lista dei creditori di Ablyazov. Sarebbero infatti otto gli istituti di credito italiani "inseriti nell'elenco delle vittime di frodi di Ablyazov". Il mega buco lasciato da Ablyazov viene scoperto dalla Bta nel 2009. Inoltre ad Astana si scopre che Ablyazov avrebbe concesso "ingenti prestiti a enti impossibili da individuare, spesso senza garanzie". I sospetti su Ablyazov aumentano, al punto da pensare che quei finanziamenti siano stati girati a società o soggetti direttamente controllati dallo stesso dissidente. Il retroscena appare tra le carte degli atti raccolti nel Regno Unito. Gli atti rivelano che "tra i creditori che a livello internazionale erano stati vittime delle frodi di Ablyazov figuravano i seguenti istituti di credito italiani: Unicredito italiano, Banca popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Banca agricola mantovana, Banca nazionale del lavoro, Banca Antonveneta, Banca Ubae". Tutti insieme hanno ottenuto il sequestro dei suoi beni. Insomma Ablyazov a quanto pare avrebbe truffato diversi istituti di credito e la caccia internazionale sulla sua testa non è scattata per motivi politici, ma soprattutto per motivi giudiziari. Ritorno in Italia - Da Astana intanto la macchina burocratica per il ritorno in Italia della Shalabayeva e della figlia di sei anni, comincia a muoversi. Il premier kazako Serik Akhmetov in un'intervista al Corriere, apre le porte per un ritorno a Roma della donna e della bambina. "Dal punto di vista legale, la possibilità di un ritorno di Alma Shalabayeva e di sua figlia in Italia non si esclude. Per questo la signora deve rivolgersi agli organismi competenti kazaki con la richiesta di consentirle la libera circolazione anche all'estero, dietro cauzione. In questo caso alla Repubblica del Kazakistan occorreranno garanzie da Roma", affermano da Astana. Per lasciare il Kazakistan la moglie di Ablyazov dovrebbe presentare una richiesta agli organismi giudiziari che potrebbero accoglierla fissando una cauzione. "Gli organismi competenti sono pronti a esaminare una eventuale domanda", affermano le autorità kazake Bonino, dimissioni? - Se ad Astana comincia a tornare il sereno, a Roma è ancora bufera sulla Farnesina. Il ministro Emma Bonino è schiacciata sul muro della diplomazia. Da una parte c'è la volontà di espellere il reticente ambasciatire kazako colpevole di aver dato picche alla convocazione della Bonino, dall'altra parte c'è anche la paura e il dovere di salvaguardare gli interessi economici e soprattutto energetici che l'Italia ha in Kazakistan. Secondo un retroscena raccontato da La Repubblica, la Bonino avrebbe pensato di lasciare il governo. "Anche l'arma estrema delle dimissioni è stata vagliata. Di fronte all'escalation dell'affaire Shalabayeva, nei giorni più caldi dello scontro politico, Emma Bonino ha pensato di dimettersi", racconta il quotidiano di Ezio Mauro. Ufficialmente l'ipotesi è stata sempre negata dalla Farnesina. La Bonino c'avrebbe pensato, poi ha fatto retromarcia: "Non volevo fare la fine di Terzi", avrebbe detto la titolare degli Esteri. A calmare le acque c'ha pensato il premier Enrico Letta che con una telefonata ha chiesto alla Bonino di restare al suo posto e soprattutto di evitare polemiche con Alfano. (I.S.)

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