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Il Tar blocca il super radar Usa

Bocciato il ricorso del ministro della Difesa contro il no all'installazione militare americana in Sicilia

Matteo Legnani
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In Italia, regno della burocrazia azzeccagarbugli, può accadere anche questo: che a mettere una pietra "tombale" sulla realizzazione di una base radar Usa di importanza globale sia il minuscolo Tar, tribunale amministrativo regionale. In questo caso, quello di Palermo, che oggi ha respinto il ricorso del ministero della Difesa contro il divieto opposto dalla Regione Sicilia (governata da Crocetta e dai suoi amichetti a 5 stelle) alla costruzione del Muos (Mobile User Objective System) in quel di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Il Muos è un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra (una delle quali sarebbe prevista, appunto, in Sicilia) destinato principalmente ad utenti mobili (ad esempio piattaforme aeree e marittime, veicoli di terra e soldati appiedati) per la trasmissione di comunicazioni audio, video e dati. Ora, logica vorrebbe che l'interlocutore del governo degli Stati Uniti (dipartimento della Difesa) per questo genere di opere di difesa debba essere esclusivamente la controparte italiana, ovvero Palazzo Chigi. E invece no. Ci possono metter bocca la Regione Sicilia e i giudicini del Tar. Come se, volendo fare un paragone, della lotta al terrorismo fossero chiamati a occuparsi i vigili urbani, magari con la cooperazione dei metronotte (con tutto il ripetto per gli uni e gli altri). Ma in Italia va così. 

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