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Il dizionario che traduce i termini del "burocratese" in italiano

Ecco l'"Antiburocratese", un sistema di traduzione che aiuta a sciogliere l'astrusa terminologia da caserma e della pubblica amministrazione

Eleonora Tesconi
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Guerra al burocratese, l'incomprensibile linguaggio della pubblica amministrazione, quel parlare articolato e zeppo di termini arcaici, il linguaggio un po' da caserma insomma. A condurre la crociata è la casa editrice bolognese Zanichelli. L'osservatorio della lingua, diretto da Massimo Arcangeli, ha infatti creato una nuova rubrica, l'Antiburocratese. Si tratta di un sistema di traduzione dei termini più incomprensibili, che vengono spiegati secondo il "parlar chiaro" decisamente più digeribile per il popolo. Il progetto - Quanto volte ci è capitato di imbatterci in un termine astruso di cui non conoscevamo il significato, una parola assurda che poteva benissimo essere evitata? L'idea della casa editrice Zanichelli nasce dalla volontà di rendere "comprensibili" alcuni termini utilizzati dai burocrati italiani, di cui spesso si ignora la definizione. Le spiegazioni possono essere ricercate, gratutamente, all'indirizzo http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese. Si tratta di una sorta di dizionario online per la traduzione dal burocratese all'italiano spiccio. Il decreto - Il progetto nasce anche dall'abolizione della norma che prevedeva l'obbligo, da parte dei dipendenti pubblici, di utilizzare un linguaggio chiaro e comprensibile. La legge era contentuta nel comma 4 dell'articolo 11 (relativo ai "Rapporti di pubblico dominio") del Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Si trattava di un decreto del 28 novembre 2000, firmato dall'allora ministro Franco Bassanini. La rubrica - Il "burocratese", per inciso, non è un'invenzione della Zanichelli o una parola "da bar". Il lessico italiano dal 1979 prevede il termine con il quale si indica - in modo dispregiativo - il linguaggio complicato e di difficile comprensione delle pubbliche amministrazioni. Arcangeli, combattendo quest'uso intricato della lingua italiana, aveva già proposto sul sito della Zanichelli  la rubrica Parlar chiaro, uno spazio in cui venivano analizzati esempi di termini burocratici con relativa traduzione.  "Arcaismi addio" - “Parlar chiaro è un dovere morale - si legge nella descrizione della rubrica -. Non si vuole pretendere di bandire da un atto pubblico centinaia e centinaia di voci soltanto perché situate fuori del piccolo recinto dell'italiano basico - spiega Arcangeli - piuttosto l'obiettivo è provvedere all'eliminazione di arcaismi o snobismi come all'uopo o testé che poco hanno a che fare con il linguaggio odierno. Qui si deve parlar chiaro. E le istituzioni, in particolare, hanno il dovere di rendere quanto più trasparente possibile il dettato dei documenti da esse prodotti e destinati a noi cittadini, così da rispettare il nostro diritto di comprenderli”.   

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