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Pubblica amministrazione, via ai tagli: 7.800 statali in esubero

A fine mese scatta la mannaia sui dipendenti di ministeri ed enti pubblici. Sacrifici all'Inps, ma si salvano Comuni e Province

Giulio Bucchi
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Niente proroga: a fine luglio 7.800 statali (7.400 dipendenti e 400 dirigenti) resteranno a casa. Risultato della spending review adottata dal governo Monti nel luglio 2012, che ha obbligato ministeri e Pubblica amministrazione a sacrificare le proprie "eccedenze" nel nome dell'austerity. A sfoltire i ranghi sarà soprattutto l'Inps (3.314 persone in uscita) a seguito della fusione con Inpdap e Enpals. Dai ministeri usciranno 3.236 dipendenti, il resto sarà a carico di Aci, Istat, Enac e altri enti pubblici non economici ed enti di ricerca. Anche gli enti locali dovrebbero sottostare al taglio, ma di fatto potrebbero scamparla. Il motivo è semplice: secondo la legge, si deve procedere alla mobilità delle "eccedenze" di Comuni e Province quando il rapporto medio tra dipendenti e popolazione registrato nella stessa fascia demografica supera il 40 per cento. Peccato che la classificazione non sia mai stata portata a termine...  Il futuro degli esuberi - A casa, dunque. Ma come? Dei 7.800 dipendenti della Pa, quelli che raggungeranno i requisiti previdenziali pre-riforma Fornero entro la fine del 2013 accederanno ad uno scivolo per la pensione. Per gli altri, invece, mobilità verso le amministrazioni in carenza d'organico. Chi non accetta la nuova destinazione riceverà per due anni l'80% dello stipendio tabellare (senza straordinari e altre voci aggiuntive, con un taglio effettivo fino al 50% dello stipendio pierno) prima del licenziamento vero e proprio.  

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