Sanità, Lorenzin: "Così cambiano i ticket. Dobbiamo risparmiare 10 miliardi"
Il ministro della Salute: "Metà degli assistiti non li paga perché esente, e consuma l'80% delle prestazioni. Così il sistema non regge"
Rivoluzione sui ticket sanitari. Ad annunciarla è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (Pdl), che in un'intervista a La Stampa sottolinea come il sistema debba cambiare in quanto metà degli assistiti non li paga "perché esente e consuma l'80% delle prestazioni". Non c'è, assicura la Lorenzin, volontà di "fare cassa" ma "in alcune aree del Paese - osserva - gli esenti per reddito Irpef arrivano al 70%" e "chi paga paga troppo". Bisogna quindi "spalmarli in modo più equo sulle prestazioni sanitarie e ridurre il numero degli esenti". L'aggancio all'Isee potrebbe essere una strada, ma "tenendo in maggiore considerazione i carichi familiari oltre che la ricchezza effettiva. Sono tutte cose delle quali parleremo nei prossimi giorni con le Regioni e con l'Economia". Riforma generale - Un cosa è certa: con questi numeri la sanità italiana non può andare avanti. L'importante, sottolinea il ministro, è cambiare il sistema "in modo semplice e lineare, tenendo conto dei carichi familiari". Dall'1 gennaio 2014 niente aumento di 2 miliardi: "Il ministro Saccomanni mi ha telefonato per dirmi che sarà garantita la copertura nel fondo sanitario. In cambio dovremmo metterci intorno al tavolo con le Regioni per chiudere al più presto un nuovo Patto della salute che riprogrammi sia la governance che la spesa sanitaria". Come recuperare 10 miliardi - L'obiettivo è recuperare 10 miliardi: "Possiamo risparmiare e ottimizzare le cure con il piano quinquennale per la deospedalizzazione e le cure domiciliari che stiamo perfezionando. Mettendo in rete ospedali Asl e studi dei medici di famiglia", mentre una mano la dovranno dare "l'informatizzazione, il fascicolo sanitario elettronico, la farmacia dei servizi e le centrali di acquisto". Dal piano di "riprogrammazione della spesa che definiremo nel Patto" dovranno spuntare le risorse anche per gli studi h24 dei medici di famiglia "che non possono essere relegati al ruolo di compila-ricette".