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Miccoli in lacrime: "Mi scuso con la famiglia Falcone"

Fabrizio Miccoli

Il calciatore: "Mi scuso per le offese a Falcone. Ho chiamato anche la sorella". Che però smentisce...

Francesca Canelli
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Trattiene a stento le lacrime, Fabrizio Miccoli, mentre si scusa pubblicamente di fronte alla città di Palermo e alla sorella del giudice Falcone, Maria. Le scuse arrivano perché durante le indagini per l'accusa di estorsione e accesso abusivo a sistema informatico in cui il calciatore è rimasto coinvolto, sono emerse intercettazioni in cui il bomber palermitano offendeva Giovanni Falcone, giudice ucciso dal tritolo di Cosa Nostra ("Quel fango di Falcone" la frase più pesante). Le scuse - "Per me è un giorno importante - esordisce Miccoli -, dopo tutto quello che è successo non riesco a dormire la notte perché sono uscite delle cose che io non penso assolutamente e l'ho dimostrato anche con i fatti. L'ho dimostrato scendendo in campo per il 20esimo anno dalla morte di Falcone. Sono qui per chiedere scusa alla città di Palermo, alla mia famiglia che mi ha fatto crescere in un contesto di valori e di rispetto. Sono un padre famiglia - dice tra le lacrime - e voglio crescere i mie figli nella legalità. Sono un calciatore e non sono mafioso."  "Non mi ha chiamato" - Aggiunge poi di aver parlato al telefono con Maria Falcone e di essersi proposto come testimone per azioni di legalità. Ma la risposta della signora Falcone, impegnata in una conferenza a Parigi, è secca: "Non è vero che Fabrizio Miccoli ha parlato con me. E non deve chiedere scusa a me, ma a Giovanni, ai siciliani e ai tanti tifosi che hanno creduto in lui". Intanto nel pomeriggio un gruppo di cittadini e tifosi deporrà una maglia del Palermo davanti all'Albero Falcone, in via Notarbartolo. Un gesto per prendere le distanze e ristabilire la posizione di tanti tifosi e cittadini che si dicono lontani dalle gravi parole dell'ex capitano rosanero. Il futuro - Dopo l'interrogatorio in procura durato cinque ore, che si è tenuto ieri, mercoledì 26 giugno, Miccoli si dice tranquillo. Non fa parola della presunta amicizia con Mauro Lauricella (figlio del boss della Kalsa) perché "ci sono delle indagini in corso coperte dal segreto istruttorio", precisa l'avvocato Francesco Calandro. L'ex bomber del Palermo smentisce però di aver partecipato a feste con presunti mafiosi: "In sei anni a Palermo sono stato tre volte in discoteca. Ho sempre vissuto tra allenamenti e famiglia, non sono mai stato a feste private. Andavo a cena al ristorante come una persona normale, andavo a pesca e caccia anche con ispettori di polizia e agenti della Digos, ma mai senza secondi fini". Il futuro è ancora incerto per il calciatore: "La mia preferenza ce l'ho e vorrei tenerla per me. Vediamo ciò che succede - afferma - Ho sentito il presidente del Palermo Zamparini. L'ho chiamato io. Lui mi conosce. Forse avremmo dovuto parlare di più".

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