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Cucchi: due anni ai medici,assolti poliziotti e infermieri

Stefano Cucchi

Sentenza di primo grado per il caso del giovane morto dopo una settimana in carcere a Regina Coeli. I parenti: "Giustizia ingiusta"

Sebastiano Solano
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E' arrivata in serata la sentenza sulla morte di Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto il 22 ottobre 2009. La terza corte d'assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, ha condannato a due anni di reclusione il primario della struttura protetta dell'ospedale Sandro Pertini, Aldo Fierro. Un anno e quattro mesi di reclusione sono stati inflitti ai medici della stessa struttura, Stefania Corbi, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno e Luigi Preite De Marchis. Condanna a 8 mesi di reclusione per il medico Rosita Caponetti. Assolti i poliziotti e gli infermieri che in quei giorni dell'ottobre 2009 ebbero a che fare col giovane, che durante la custodia cautelare per possesso di sostanze stupefacenti a Regina Coeli si sentì male e venne trasportato al Sandro pertini, dove morì. L'accusa, per cinque dei sei medici (esclusa Rosita Caponetti), è quella di omicidio colposo e non più abbandono di persona incapace aggravato dalla morte. Viene così smentita l'impostazione accusatoria portata avanti dal pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy . La pena inflitta ai medici è stata dichiarata sospesa.  Le richieste dei pm - I pubblici ministeri, Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, avevano chiesto due anni di reclusione per i tre agenti della penitenziaria accusati di lesioni personali (Nicola Minichini, Corrado Santantonio, Antonio Domenici) e quattro anni di reclusione ciascuno per i tre infermieri del Pertini per abbandono di persona incapace (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli, Domenico Pepe). Per i sei medici del Sandro Pertini, infine, le pene richieste dai pm erano: 6 anni e 8 mesi per il primario Aldo Fierro, 6 anni per Stefania Corbi e Flaminia Bruno, 5 anni e 6 mesi per Silvia Di Carlo e Luigi Preite De Marchis, 2 anni per Rosita Caponetti. La rabbia dei parenti - Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dopo la pronuncia della sentenza, è scoppiata in lacrime e ha abbracciato il suo legale, l'avvocato Fabio Anselmo. "Io non mi arrendo, è una giustizia ingiusta", ha detto la donna. "Mio fratello è stato tradito dalla giustizia per la seconda volta. Non so dire cosa faremo, ma certamente non ci tiriamo indietro. Questo non ce lo aspettavamo. I medici dovranno ora fare i conti con la loro coscienza. Si tratta di una pena ridicola rispetto a una vita umana. Sapevamo che nessuna sentenza ci avrebbe dato soddisfazione e restituito Stefano ma calpestare mio fratello e la verita' cosi'... non me l'aspettavo. Oggi capisco quelle famiglie che non affrontano questi processi perche' sono dei massacri". Delusione e amarezza espresse anche dalla mamma di Stefano Cucchi, che però annuncia battaglia: "Andremo avanti fino in fondo, scopriremo la verita". E' lo Stato che deve trovare la verità - ha detto la madre - chi e' stato, un fantasma a farlo morire?. Mio fratello e' morto di ingiustizia. I medici dovranno fare i conti con la loro coscienza, mio fratello non sarebbe morto senza quel pestaggio".  Cori e striscioni davanti al Tribunale - "Solidarietà a tutte le vittime della tortura e del carcere", "Ilaria...siamo tutti con te. Non ti lasciamo sola". Sono le frasi che compaiono su alcuni striscioni posti all'ingresso del Complesso giudiziario di Rebibbia dove è attesa per il pomeriggio la sentenza che concluderà il giudizio di primo grado per la morte di Stefano Cucchi. Davanti all'ingresso anche una trentina di persone, tra queste alcuni politici tra i quali Giuseppe Russo Spena e Gianluca Peciola, di Sel, Mario Staderini dei Radicali italiani nonchè Sandro Medici presidente del X municipio di Roma e già candidato a sindaco della Capitale. A sostegno della famiglia Cucchi anche alcune persone che hanno vissuto esperienze simili. La lettura della sentenza è stata accolta dalle persone accorse davanti al tribunale al grido di "Assassini, assassini!". La vicenda - Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi venne trovato in possesso di alcuni grammi di hashish, cocaina e antiepilettici (il giovane era epilettico) e arrestato. Il giorno dopo venne processato per direttissima. Già durante il processo aveva difficoltà a camminare e a parlare e mostrava inoltre evidenti ematomi agli occhi, ma il giovane, che parlò con suo padre pochi attimi prima dell'udienza, non fece nessun riferimento a pestaggi. Nonostante le precarie condizioni, il giudice stabilì per lui una nuova udienza da celebrare qualche settimana dopo e stabilì inoltre che il giovane avrebbe dovuto rimanere in custodia cautelare al Regina Coeli. Dopo l'udienza, però, le condizioni di Cucchi peggiorarono e venne visitato all'ospedale Fatebenefratelli presso il quale vennero messe a referto lesioni ed ecchimosi alle gambe, al viso, all'addome ed al torace. Venne quindi richiesto il suo ricovero che però venne rifiutato dal giovane stesso. In carcere le sue condizioni peggiorarono ulteriormente. Morì all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009.

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