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Ilva, la ricetta di Grillo: "Chiudere l'area a caldo e reddito di cittadinanza agli operai"

L\'Ilva di Taranto

Giulio Bucchi
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Altro che commissario, altro che Enrico Bondi per tre anni e bonifica forzata e guidata dal governo. Secondo Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle c'è solo un modo per risolvere una volta per tutte la grana dell'Ilva di Taranto: chiudere l'area a caldo (quella, cioè, che ha inquinato l'area), reimpiegare parte dei lavoratori nella bonifica dell'impianto e garantire un reddito di cittadinanza per tutti gli altri. Non è teoria, ma la proposta avanzata dal M5S: "L'area a caldo, incompatibile con la salute, deve essere chiusa: è impossibile effettuare una bonifica ambientale mantenendo attiva la fonte inquinante", ha spiegato il deputato pentastellato Diego De Lorenzis. Sabato prossimo i 5 Stelle incontreranno i cittadini a Taranto, alle 18, e raccoglieranno proteste e proposte dei diretti interessati, costretti da anni a vivere in condizioni di salute precarie (per usare un eufemismo) e piombati da alcuni mesi in un nuovo dramma: scegliere tra sicurezza e lavoro."Gli abitanti di Taranto - conclude De Lorenzis - sono gli unici ad avere il diritto di prendere in mano la propria vita e decidere del futuro, dopo essere stati calpestati per tanto tempo". Secondo le stime, chiudere l'impianto siderurgico tarantino costerebbe 8 miliardi di euro l'anno. La proposta grillina è in linea con quanto sostenuto da tempo anche nel caso delle aziende in crisi irreversibile: invece di destinare fondi alla cassa integrazione e ad ammortizzatori sociali destinati a fallire (perché anticamera della chiusura degli impianti), meglio chiudere subito le aziende vicine al crac e sostenere i lavoratori disoccupati con un reddito di cittadinanza. Nel caso Ilva, come negli altri, il problema però è sempre lo stesso: la coperta è corta e i soldi non bastano.

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