Milano, Ruby in tribunale: battibecco col pm
Karima torna a Palazzo di Giustizia: molti "non ricordo" e la polemica con il pm. Berlusconi, prima il comizio a Roma poi il volo in Russia
Torna in aula a Milano Karima El Marough. Dopo la maratona di sei ore dello scorso 17 maggio, le toghe del Palazzo di Giustizia di Milano riprendono l'assedio nella nuova udienza del processo Ruby, il dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. In calendario c'è il controesame della giovane marocchina, che lo scorso venerdì ha deposto davanti ai giudici del processo, negando ogni rapporto sessuale con Silvio Berlusconi. Ruby, complice un incidente sull'autostrada tra Genova e Milano, è arrivata in ritardo: appare più tesa, quasi polemica con i magistrati che la interrogano. Le toghe, con domande imbarazzanti e fare quasi morboso, cercano di cavarle di bocca la verità che vorrebbero ascoltare. Ma Karima, ancora una volta, ripete: "Non mi sono prostituita con uno oggettivamente bello come Cristiano Ronaldo, figurarsi se l'ho fatto con Silvio Berlusconi e altri". Niente sesso, insomma. Il battibecco - La marocchina continua a ribadire la sua verità: "Non ricordo date, ricordo di essere rimasta a dormire ad Arcore due o tre weekend, la mia memoria può fallire". Si parla anche del furto della ragazza, quello per cui fu fermata e portata in questura. Ed è subito scontro con i magistrati. "Forse - spiega la marocchina - avevo cinque, sei mila euro in borsa il giorno del furto". Il pm la incalza: "Erano 7mila". Quindi la controreplica, scocciata: "Se lo dice lei...". Ed ecco la "frustata" della toga, che le intima: "Cambi tono". Il pm chiede poi "perché teneva 7mila euro in borsa", e Ruby spiega: "Non avevo né cassaforte, né conto corrente e non mi fidavo delle mie coinquiline". La ragazza ricorda che Berlusconi dava delle buste a lei ed altre ragazze, "a volte con 2mila o 3mila euro". Quindi Karima risponde con altri due "non ricordo" quando le chiedevano perché avesse lasciato un numero inesistente all'agenzia di Lele Mora e se nella notte del 9 marzo 2010 avesse dormito ad Arcore. Silvio va in Russia - La nuova puntata del processo si celebra in un clima politico teso: è il giorno successivo alla pubblicazion delle motivazioni con cui la Corte d'Appello ha confermato la sentenza a carico del Cav nel processo Mediaset. Motivazioni bollate come "assurde" dall'ex premier. Ruby arriva a Milano poche ore dopo le intimidazioni nei confronti di Ilda Boccassini, a cui è stata recapitata una busta con minacce di morte e due proiettili. Berlusconi, da par suo, sarà impegnato nel pomeriggio in un comizio per sostenere la corsa di Gianni Alemanno per il Campidoglio, mentre sabato mattina volerà in Russia per una visita di cortesia a Vladimir Putin. Un po' per stemperare la tensione, un po' per favorire il clima di "pacificazione nazionale" e un po' per mostrare di non temere l'offensiva della magistratura, Berlusconi lontano dalle beghe del caso Ruby. Il ragionier Spinelli - In aula i pm hanno nuovamente chiesto alla marocchina di spiegare il motivo dei contatti telefonici con le altre ragazze, in particolare con Nicole Minetti. Il pm ha chiesto a Ruby perché, dopo la notte passata in questura, chiamò diverse volte il ragionier Spinelli: "Quando mi sono trovata in difficoltà ho iniziato a chiamare Spinelli chiedendo se potevo avere un aiuto visto che non potevo avere contatti con il dottor Berlusconi, che si era incavolato perché aveva saputo che gli avevo raccontato un sacco di storie e che in realtà ero minorenne", ha spiegato. "Non sono uno strumento" - In aula Ruby ha nuovamente chiesto scusa per aver raccontato "cavolate" nei verbali sul bunga bunga. "Mi dispiace avere raccontato cavolate e averle dette a due pm. Non sapevo il ruolo delle persone che avevo di fronte, mi facevano domande che riguardavano anche la mia vita sessuale e, nel raccontare cavolate, cercavo di dipingere che c'erano ragazze che si spogliavano, ma io non ero tra quelle". Come detto, però, è stata la deposizione dei "non ricordo". Ruby ha spiegato ai pm, quasi sfidandoli: "La mia memoria può fallire, perché a differenza delle intercettazioni io non sono uno strumento". "Mia madre non sa chi è il Cav" - Karima spiega poi che "a mia mamma ho raccontato delle cene dal presidente Berlusconi, ma credo che non ci abbia nemmeno creduto". Le toghe, però, le contestano un'altra storia. Nei verbali dell'agosto 2010, spiega il procuratore aggiunto Pietro Forno, lei aveva detto: "Mia madre mi pregò di non frequentare quegli ambienti perché a lei i soldi non interessavano". Secondo quanto detto dalla giovane in aula, la madre "non guarda nelleno la televisione, soltanto Al Jazeera, e probabilmente non sa neanche chi è Silvio Berlusconi".