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Belsito e il gioco delle targhetteCosì la Lega fregava la FinanzaPoi tira in ballo Castelli

L'ex tesoriere ai pm: "Quando arrivavano le perquisizioni cambiavamo i nomi sulle porte degli uffici. Una talpa ci avvertiva dell'arrivo delle Fiamme gialle"

Matteo Legnani
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C'era il "gioco delle targhette" in via Bellerio. A raccontarlo al pm di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, scrive Il Sole 24 Ore, è stato lo scorso 14 marzo l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. era così che nel partito che si spacciava per campione della legalità fregavano la Guardia di Finanza. Quando gli uomini delle Fiamme Gialle arrivavano, bastava spostare alcune tarhette sulle porte per trasformare le stanze dell'amministrazione in uffici privati dei parlamentari, rendendole così off limits per gli investigatori. Il giochino, che è ai confini dell'incredibile, funzionava perchè, racconta sempre belsito, c'era una "talpa" che avvisava dell'arrivo dei finanzieri e delle imminenti perquisizioni. Meravigliato, il pm Lombardo ha chiesto all'ex tesoriere della Lega come facesse ad avere questa certezza. E Belsito ha aggiunto: «Quelle stanze dove lei leggeva onorevole tizio o caio, non c'era nessun onorevole, c'erano le stanze della contabilità». Altra domanda del pm: "E lì c'erano i documenti?" Risposta: "Certo". L''ex tesoriere della Lega parla dell'ex ministro della Giustizia ed ex viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli quando il pm gli chiede chi possa essere stato la talpa e Belsito risponde: "Io questo non lo so, ma sapevano benissimo, perché io ho avuto un bisticcio con Castelli, davanti a Bossi, e lui mi ha detto 'ci sono tre Procure che indagano' ... Ed io gli ho risposto e gli ho detto, ma ..con semplicità, 'ma sei un cartomante? O fai parte anche tu del sistema? Come fai a sapere? Perché tre Procure...'". Scambio di battute che, a detta di Belsito, avvenne tra gennaio e febbraio (presumibilmente del 2012) nella stanza dell'allora segretario del partito, Umberto Bossi.    

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