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Ciancimino collaborò con Ingroiaper tirarsi fuori dai guai

Massimo Ciancimino

Lo scoop de "Il Sole 24 Ore" sull'"altra trattativa". Il figlio di don Vito, nel mirino per riciclaggio, cercò un salvacondotto dal pool di Palermo

Sebastiano Solano
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  Il pm della Trattativa Stato-mafia, Antonio Ingroia, sarebbe a sua volta invischiato in una trattativa: quella con Massimo Ciancimino. Lo scoop è de Il Sole24Ore che pubblica una serie d'intercettazioni in cui il figlio di don Vito Ciancimino rivela il 'movente' che lo ha spinto a collaborare con i magistrati di Palermo: tirarsi fuori dai guai giudiziari che lo vedono coinvolto in alcune inchieste di riciclaggio. Insomma, la sua collaborazione in cambio di un salvacondotto giudiziario, un inquietante do ut des che vede protagonisti il 'pentito' Ciancimino da una parte e il pool che si occupa della Trattativa Stato-mafia guidato da Ingroia dall'altro.  L'altra trattativa - Parla Ciancimino, dall'altro capo del telefono Romano Tronci e la sua compagna Santa Sidoti: "Io non abbandono nessuno! Ora... - dice il figlio di don Vito a Santa Sidoti - Io gli ho fatto patti chiari! Gli ho detto che negherò tutto se non mi aiutano!. In udienza nego tutto gli ho detto!". Sulle telefonate, quasi semrpe su Skype e registrate dalla polizia, i magistrati annotano: è lui stesso "a mettere in relazione il tesoro in Romania e la sua eventuale tutela con le dichiarazioni rese in altri procedimenti.A suo dire, lo stesso processo sulla trattativa Stato-mafia - almeno per la parte che lo vede direttamente coinvolto - sarebbe nato dalla necessità di tutelare i propri interessi". Scrivono ancora i magistrati sulla base delle telefonate intercettate: Ciancimino junior "assume di aver trattato con la procura di Palermo l'archiviazione delle indagini sulla Romania in cambio della conferma in dibattimento delle dichiarazioni rese in istruttoria".  Eliminare gli avversari - L'inchiesta sul riciclaggio in cui è indagato viene portata avanti da Pierpaolo Morosini, da cui si aspettava un'archiviazione. Ma così non è andata e Ciancimino diventa una furia: "Pure la prevenzione mi devono levare per cui la Saguto se ne deve andare! Cioè oggi gliel'ho detto chiaro". Il riferimento è al sequestro emesso dal tribunale di Palermo, misura firmata da Silvana Saguto. Ma Morosini e la Saguto non sono gli unici ostacoli che si frappongono alla sua strategia per scampare dalla morsa giudiziaria. C'è l'amministratore giudiziario Cappellano Seminara da eliminare. In un'intercettazione Tronci riporta una frase inquietante di Sergio Pileri, socio d'affari di Ciancimino: "Sergio dice: io voglio Cappellano ucciso". Gianni Lapis, prestanome di Ciancimino e presente all'incontro, risponde: "Anch'io". E la Sidoti, moglie di Troci, conclude: "Sergio non perdona".  

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