Milano, chi sono le vittime del ghanese: operaio, pensionato, disoccupato
Un morto, due feriti gravi, altri due sfuggiti al piccone di Kabobo. E tutti scelti a caso
di Salvatore Garzillo È una storia di casualità, ritardi e appuntamenti sbagliati. Se ieri mattina Alessandro Carolè fosse riuscito a dormire qualche minuto in più, non racconteremmo la sua tragica fine. Quarant'anni, disoccupato, viveva con l'anziana madre dopo la morte del padre, e proprio a lei ha rivolto le sue ultime parole prima di uscire di casa: «Non riesco a dormire, scendo a prendere un caffè al bar». Per lui «il bar» era il DelRosso in piazza Belloveso, dove era un habituè. «Una brava persona, aveva già sofferto molto nella vita», ricorda un residente con la voce rotta. «Sarebbe potuto capitare a chiunque. Anch'io passo di lì molto presto per fare colazione». È questa la cosa che colpisce di più, l'assoluta casualità nella scelta delle vittime. Carolè è stato ucciso dalla sua insonnia, gli altri hanno rischiato di fare la stessa fine (qualcuno è possibile la faccia nelle prossime ore) lungo un'intricata sequenza di azioni che li hanno fatti arrivare puntuali all'appuntamento sbagliato. Andrea Carfora, 24 anni, stava tornando a casa dopo il turno da commesso in un supermercato: stanco e assonnato, non si è accorto dell'energumeno con un piccone in mano. Francesco Niro invece stava iniziando la giornata di lavoro come operaio, ma all'improvviso si è ritrovato a correre all'ospedale (stoicamente e sulle sue gambe) per una ferita alla testa. C'è poi chi quell'appuntamento l'ha rimandato all'ultimo minuto, come l'imbianchino Antonio Morisco, che ha incrociato in via Monte Grivola l'africano sporco di sangue e ha pensato bene di tuffarsi oltre il portone di casa il prima possibile. Solo guardando la tv ha scoperto che «quel nero con gli occhi da pazzo» aveva fatto una strage, aggredendo subito dopo altre tre persone. Il primo di queste, Ermanno Masini, è un pensionato di 64 anni originario di un paesino in provincia di Modena, che vive da solo ed era uscito all'alba per portare a spasso il cagnolino (del quale non si hanno più notizie). Duecento metri più avanti, Kabobo ha incontrato Carolè davanti al bar, pronto a bere il suo agognato caffè. Mentre colpiva un corpo ormai senza vita, dall'altra parte dell'isolato Daniele Carella, di 21 anni, avevea appena parcheggiato il furgoncino col quale tutte le mattine consegnava i giornali assieme al padre. Se avesse sbagliato strada, si fosse fermato a un semaforo in più, se solo ci fosse stato più traffico, ora non sarebbe in un letto dell'ospedale Niguarda in condizioni disperate, con la testa fracassata da quell'energumeno che non avrebbe dovuto essere in circolazione.