Uccide la compagna strangolandolaDopo un anno di galera è libero
Nell'aprile 2012 Ivan Forte strangolò la donna che le aveva appena dato un figlio. Ora è fuori per decorrenza sei termini di custodia cautelare
di Benedetta Vitetta Una litigata come tante, per questioni futili, come accade il più delle volte alla maggior parte delle coppie. Ma quella litigata ha segnato per sempre la fine della loro convivenza. Della loro storia d'amore di giovane famiglia in cui da meno di un anno aveva fatto capolino un bebè. Un litigio banale che è costato la vita a Tiziana Olivieri, 40 anni, uccisa a Fonta di Rubiera, paesino del Reggiano, per mano del giovane convivente, Ivan Forte, di 27 anni. Tiziana è stata una delle 124 donne che nel 2012 è andata ad allungare il triste elenco delle vittime di femminicidio. L'ennesima vittima della violenza di genere perpetrata in ambito familiare, come del resto accade in ben 7 casi su dieci. Tiziana è stata uccisa dalla sua “dolce metà” che, preso da uno scatto d'ira, l'ha prima strattonata avvinandola a sé, poi è riuscito a metterle le mani al collo e a strozzarla. Lei non ha avuto nemmeno il tempo di reagire, gridare per chiedere aiuto: un attimo e si è ritrovata stesa sul pavimento. Morta. Neanche il tempo di dare l'ultimo bacio al suo piccolino, che dormiva nella stanza accanto. Ignaro di quel che stava accadendo alla mamma. Preso dal panico e resosi conto della gravità del gesto, Ivan ha immeditamente escogiato un piano per allontanare da sé ogni responsabilità. E ha messo in scena un infortunio domestico. Così ha appoggiato il corpo di Tiziana di fianco al letto, poi ha dato fuoco al materasso. Intanto, lui col bimbo e il cane sono usciti a fare un giro. Poi, in piena notte, ha bussato allarmato ai vicini. E come un perfetto attore, ha inscenato un disperato tentativo di salvataggio della convivente pur sapendo che era morta da ore. Una messa in scena durata poco, visto che gli inquirenti fin da subito hanno nutrito dubbi sulla sua versione. Perplessità che da lì a poco si sono trasformati in cruda realtà quando Ivan ha confessato l'omicidio. Ed è finito dietro le sbarre. Una storia di violenza come tante, purtroppo, quella di Tiziana che però a distanza di un anno - ricordiamo che l'omicidio risale all'aprile 2012 - ha avuto un finale forse ancora peggiore di quel che chiunque potrebbe mai pensare. Già perchè il reo confesso è già uscito di galera. Per decorrenza dei termini di custodia cautelare: in 12 mesi, infatti, non è stata fissata la prima udienza del processo. La procura di Reggio aveva tempestivamente richiesto il giudizio immediato per l'omicida, ma non sarebbe poi stato disposto dal gup il giudizio immediato con la fissazione della prima udienza. «Una carta rimasta infrattata» ha spiegato ieri Francesco Maria Caruso, presidente del Tribunale di Reggio Emilia «sotto la massa dei fascicoli della cancelleria: questo ha portato alla scarcerazione dell'uomo. Un banale disguido fra il giudice e le cancellerie penali». Domenica scorsa, quindi, Ivan Forte è stato liberato e si è trasferito a Castrovillari, in Calabria, dai parenti. Qui ora è sottoposto a obbligo di firma quotidiana e di dimora. Un disguido che è stato ovviamente accolto con grande rabbia e sconcerto da parte dei familiari della vittima. Il fratello di Tiziana, Alessandro Olivieri, ha detto: «Ora è libero anche di venire ad ammazzarci, di portare via suo figlio; tanto, cosa ha da perdere? Ha già confessato un omicidio, cosa gli cambia? Lo Stato ci ha abbandonati, questa è una vergogna». Intanto il gip ha fissato l'udienza di giudizio immediato in Corte d'assise per il 15 luglio, ma se la difesa chiederà il rito abbreviato, i tempi potrebbero abbreviarsi. «Alla famiglia dico che il processo sarà fatto» ha detto Caruso quasi giustificandolsi, «e sarà un processo giusto nel più breve tempo possibile: stavolta garantisco io».