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Dalla Chiesa, il giallo della borsai magistrati la trovano ma è vuota

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Dopo 31 anni dall'uccisione del generale, di sua moglie e dell'agente di scorta non si trovano più i documenti contenuti nella valigia

Ignazio Stagno
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Il vuoto. E' tutto quello che resta della tragica scomparsa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo in quel 3 settembre del 1982 in una Palermo strozzata e ammutolita da una guerra di mafia infinita. Vuota la cassaforte del generale, vuota la scatola che c'era dentro e vuota ora pure la borsa di pelle che il generale portava sempre con sè. L'amara realtà sulla borsa del generale emerge 31 anni dopo il suo assassinio. I magistrati di Palermo l'hanno ritrovata nel bunker sotterraneo del palazzo di giustizia del capoluogo siciliano. Nomi scottanti  Dentro la borsa non c'è più nulla. Nemmeno un foglio di carta. Dall'ufficio corpi di reato è scomparso tutto. Il pm Nino Di Matteo e il suo pool di magistrati hanno visuionato i reperti dopo una lettera di un "carabiniere ben informato" che con una lettera inviata proprio a Di Matteo aveva riacceso i riflettori sulla trattativa Stato-Mafia e sui documenti e soprattutto gli appunti che aveva dalla Chiesa poco prima di morire. L'anonimo carabiniere scrive nella lettera: "Nella borsa c'erano documenti relativi a indagini svolte personalmente dal prefetto e una lista di nomi scottanti. Un ufficiale dell'Arma ha messo al sicuro la valigetta". Un pò troppo al sicuro. I documenti sono spariti e con loro tutti i segreti che portava Dalla Chiesa, utili oggi per far luce sulla vicenda. Una storia quella del prefetto Dalla Chiesa che resta oscura dopo decenni. Intanto la verità continua dormire nel sottoscala del tribunale di Palermo. (I.S.)

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