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Svolta nel caso Orlandi:"Ho partecipato al suo sequestro"

Emanuela Orlandi

L'uomo ha raccontato alla Procura che Emanuela e Mirella Gregori all'inizio si sono allontanate volontariamente. L'obiettivo era di condizionare la Curia

Nicoletta Orlandi Posti
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Una svolta, forse, nel complicato caso della sparizione di Emanuela Orlandi. Un supertestimone, quello che aveva fatto ritrovare il flauto della figlia del messo pontificio scomparsa il 22 giugno 1983 ha rivelato di aver partecipato al suo sequestro. Al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto, racconta il Corriere della Sera, ha raccontato di essere stato "uno dei principali telefonisti" del sequestro Orlandi, che sarebbe stato organizzato "dal nucleo di intelligence di cui facevo parte per esercitare pressioni sulla Santa Sede". E non basta: quel 22 giugno a corso Rinascimento, dove la quindicenne sparì, lui sarebbe stato "appostato per scattare fotografie alla Bmw su cui c'era De Pedis", e nei mesi successivi avrebbe incontrato "moltissime volte Emanuela, che restò a Roma fino al dicembre del 1983". Non solo. L'uomo, ex collegiale, appassionato di cinema avrebbe avuto parte anche nel sequestro di Mirella Gregori, sparita dalla circolazione un mese prima di Emanuela. Ricatto al Vaticano - Ovviamente la procura si mantiene cauta. Anche perché M.F.A, rivela Fabrizio Peronaci sul Corriere, avrebbe spiegato che fu contattato da ecclesiastici che "in virtù della mia creatività mi proposero di collaborare con sacerdoti un po' peccatori per creare situazioni da usare contro certi paesi dell'Est". Il gruppo sarebbe intervenuto come "una lobby di controspionaggio", nell'ambito di presunti contrasti tra opposte fazioni vaticane, con foto e intimidazioni su temi caldi come "la gestione dello Ior, la revisione del codice di diritto canonico, i finanziamenti a Solidarnosc, le nomine". Le sparizioni di Emanuela e Mirella andrebbero spiegate a partire da fine 1981, mesi dopo l'attentato a San Pietro, "quando i servizi segreti dissero ad Agca che se avesse collaborato avrebbe avuto la grazia sia del Papa che del presidente della Repubblica". L'obiettivo, continua il Corriere, era di condizionare la Curia.  Allontamento volontario - Quanto al sequestro per "entrambe all'inizio fu allontanamento volontario, in quanto creammo una trama di amiche con cui si allontanarono". Per la Orlandi, davanti al Senato, avrebbe agito "una compagna di scuola, che salì con lei su un'auto assieme a un finto prete", mentre con la Gregori "successe l'imprevisto: si innamorò di un nostro operatore, andò all'estero e tornò una sola volta a Roma, nel 1994, per incontrare sua madre in un caravan in corso d'Italia". L'idea era di liberare presto la Orlandi, "il tempo di avere in mano la denuncia di scomparsa per esercitare pressioni", ma il piano fallì "soprattutto per l'appello del Papa all'Angelus, il 3 luglio, che diede risalto mondiale al caso". Il supertestimone assicura che Emanuela "non subì violenze, visse in due appartamenti e in due camper, le procurammo un pianoforte e la rassicuravamo dicendole che la famiglia era al corrente". Questo fino a dicembre 1983. Poi, avrebbe detto l'uomo ai magistrati, "il gruppo la trasferì all'estero, nei sobborghi di Parigi", "dove potrebbe essere ancora viva, così come Mirella, ma non so dove". 

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