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"Il terrone non molla le poltrone", il titolo razzista contro De Mita

Alla base dell'attacco l'eterna lotta nord-sud e i trombati Udc che non vorrebbero rinunciare all'incarico

Marta Macchi
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"Il terrone non molla le poltrone" questo il titolo choc del La Cronaca di Verona e del Veneto, giornale con una tiratura di circa 14mila copie quotidiane, diretto da Achille Ottaviani, notoriamente leghista. Una parola che spesso viene usata, in senso dispregiativo, per indicare un abitante dell'italia meridionale. Chi scrive però si scorda che c'è una legge, approvata nel 1993, che vieta gesti, slogan e atti che incitino alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi e anche nazionali che prende il nome di legge Mancino. L'intestazione del pezzo si rivolge a Giuseppe De Mita, nipote del capofila della Democrazia Cristiana, Ciriaco, che dal 15 marzo ha assunto la carica di deputato Udc, non rinunciando però al titolo di consigliere regionale e vicepresidente della Regione Campania: motivo, secondo l'articolista, di per sé sufficiente per etichettarlo con un epiteto razzista. Il giovane De Mita è colpevole per non aver rifiutato uno dei due incarichi "Il ragazzo sembra, per il momento, fare melina e non ha nessuna intenzione di scegliere una delle due poltrone". Peccatore certo, come molti, ma con una spada di damocle sulle spalle non indifferente: la sua provenienza geografica. Nell'articolo infatti il deputato viene definito come "vesuviano doc", anche se in verità proveniente - come lo zio - da una cittadina in provincia di Avellino, che per di più "Lascia fare ai signori di Napoli che di queste cose sono esperti cosmici. Giocano sui tempi e su mille cavilli che una obsoleta normativa gli permette di sfruttare...non si sa mai che la gente dimentichi". Il giornale di Verona, però, chiosa: "Questa volta non andrà come in passato". Un commento ma anche una speranza che tradisce così il vero scopo dell'attacco troppo personale a De Mita Jr: "Se per caso De Mita rimanesse dov'è al suo posto a Montecitorio verrebbe acclamato il consigliere regionale Stefano Valdegamberi". Ed ecco svelata la vera ragione della disputa. Valdegamberi contro De Mita, veronese di Tregnano vs terrone doc. I confini della dura disputa sono molto ampi e riscontrabili soprattutto nel  clima post voto Udc. Entrambi infatti si erano qualificati come primi dei non eletti nelle liste Udc Campania2 e Veneto1 dietro il ministro dell'Agricoltura dimissionario, Mario Catania, leader in entrambe le circoscrizioni. A questo punto però si era consumato il fattaccio: Valdegamberi infatti rivendicava il seggio secondo precedenti accordi con il segretario Cesa ma dopo il vertice del partito a Roma l'incarico venne dato a Giuseppe De Mita e il trombato Valdegamberi, candidato evidentemente preferito da La Cronaca di Verona, rimase a bocca asciutta. Ed ecco spiegata l'ira, sfociata nell'appellativo terrone, rivolta al politico occupante le due poltrone. De Mita dovrà adesso prendere in considerazione le accuse che gli sono state rivolte e decidere se lasciare una delle cariche, ed eventualmente quale. Il giornale leghista, però, ha già la risposta: "Essendo un vesuviano doc potete stare certi che il nipote di Ciriaco della lista degli ineleggibili sarà l'ultimo a dimettersi".

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