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I lettori di Libero a Stefano: "Non ti uccidere, ti aiutiamo noi"

Eliana Giusto
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  di Andrea Tempestini «Fra poco un altro nome si aggiungerà alla lista dei suicidi da Equitalia: agente di commercio, 60mila euro lordi tassati alla fonte più tutto quello che il commercialista paga con gli F24, 18mila euro di mutuo annuo per debiti ereditati, casa fatiscente in comproprietà, vita modesta, 42mila euro di cartella esattoriale. Non ho un euro in banca e il lavoro va sempre peggio. Addio, Stefano». L'appello - Una lettera, poche drammatiche righe scritte da un utente sul nostro sito. Ci siamo fermati, spaesati, chiedendoci cosa potevamo fare per Stefano. Non avevamo nessun recapito, né un numero di telefono né una email. Nemmeno un cognome. Un uomo minaccia di farla finita, schiacciato dal peso di una di quelle cartelle pazze di Equitalia che possono spezzare un'esistenza. Negli ultimi due anni più di mille persone hanno rinunciato alla loro vita perché tirare avanti, arrivare a fine mese, pagare le tasse o una di quelle «maledette» cartelle era, semplicemente, impossibile. Solo ieri due anziani, marito e moglie in difficoltà economiche, si sono suicidati. Dopo di loro il fratello della signora. Stefano sta pensando di fare la stessa cosa. L'unica nostra possibilità è rivolgergli un appello: «Non farlo». Lo abbiamo pubblicato sul nostro sito, chiedendogli di contattarci, di scrivere alla email [email protected], perché un modo per risolvere la sua situazione si può trovare. La solidarietà - Stefano non ci ha ancora risposto. Noi ribadiamo il nostro appello: non mollare, fatti sentire. Ci hanno scritto invece decine di lettori, abbiamo ricevuto email, in molti hanno commentato l'articolo. Nelle righe che abbiamo letto c'è molta disperazione, altre storie delle “vittime della crisi”. Ma c'è ma soprattutto solidarietà. Stefano, un omonimo, ci scrive: «Se vi contatterà dategli il mio indirizzo di posta elettronica. Per quanto posso cercherò di aiutarlo. Un po' io, spero un po' altre persone. Insieme possiamo dargli una mano per superare questo momento». Un lettore lancia una colletta: «Basta un euro a testa, anche 50 centesimi. Pronto a fare la mia donazione». Marinella raccoglie l'appello: «Caro Stefano, sono accanto a te, spritualmente e concretamente. Le mie 100 euro sono in arrivo per te. Fammi sapere dove ti posso inviare questo piccolo aiuto che sarà seguito da tanti altri lettori di Libero». C'è chi offre a Stefano un posto di lavoro. Ci ha lasciato i suoi recapiti, ma chiede di restare nell'anonimato: «Sono stato colpito dalla richiesta di aiusto di Stefano. Libero oltre a essere il mio giornale è un pezzo della mia vita. Se vuole Stefano può venire a lavorare nella mia azienda. Vi chiedo di fare da ponte». Una soluzione c'è - Molti altri scrivono per Stefano. Poche parole, brevi pensieri che però nel momento più tragico, forse, gli possono essere di conforto. «Saremmo felici di aiutarti in tutti i modi possibili. Non fare cose inconsulte, ti vogliamo bene», scrive Guido. «Ti capisco - dice un lettore anonimo -. Sono stato nelle tue condizioni, per un pignoramento ho sacrificato i risparmi di una vita. Gli errori del passato, voluti o meno, si pagano. Ma mai con la vita». Alla nostra email, come detto, sono arrivate anche altre testimonianze di ordinaria disperazione. Altre lettere di persone esasperate che non vedono né una soluzione né una prospettiva. Marco ci ha raccontato la sua vicenda, «un vortice creato dal fisco che mi sta ammazzando». Noi gli chiediamo di non mollare. E chiediamo ancora a Stefano di farsi sentire: le lettere e le offerte che abbiamo ricevuto in poche ore ci suggeriscono che una soluzione si può trovare. Sempre.  

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