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Confisca storica a Cosa NostraSequestrati 1,3 miliardi di euroal "re dell'eolico"

L'elettricista di Alcamo Vito Nicastri è ritenuto vicino al boss dei boss Matteo Messina Denaro. Per lui tre anni di obbligo di dimora

Nicoletta Orlandi Posti
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Si chiama Vito Nicastri l'elettricista di 57 anni a cui la Dia ha confiscato beni per oltre 1,3 miliardi di euro: quarantantatrè tra società e partecipazioni societarie; 98 beni immobili (palazzine, ville, magazzini e terreni); 7 beni mobili registrati (autovetture, motocicli ed imbarcazioni); 66 disponibilità finanziarie  (rapporti di conto corrente, polizze ramo vita, depositi titoli, carte di credito, carte prepagate e fondi di investimento). Nicastri è ritenuto dagli investigatori  "vicino a Cosa nostra", come "rilevato in tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto".Il provvedimento di confisca contiene anche l'applicazione della misura di prevenzione personale nei confronti di Nicastri la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza (Alcamo), per la durata di tre anni. "La valenza assunta dall'imprenditore trapanese nell'ambito di Cosa nostra - spiegano gli inquirenti - trova riscontro anche nell'interessamento alle vicende imprenditoriali del Nicastri dei noti boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rilevano i “pizzini” rinvenuti in occasione del loro arresto".  Operazione Eolo - Nicastri, nei cui confronti sono stati riscontrati, in passato, interessi anche all'estero, è  stato pure coinvolto in alcune operazioni di polizia fra cui quella denominata “Eolo”, che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Ha intrattenuto rapporti con soggetti della consorteria mafiosa del trapanese, molti dei quali ritenuti vicini a Matteo Messina Denaro. Nel corso delle indagini sono state rilevate relazioni con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca ed Africo del reggino, "aspetti questi che caratterizzano in modo significativo il contesto in cui si inserisce la confisca di oggi". Il provvedimento di confisca oggi concluso, in assoluto il più consistente mai operato in Italia in applicazione della normativa antimafia segue l'aggressione ad altri milionari patrimoni, sequestrati e confiscati a noti imprenditori nel campo della grande distribuzione, del ciclo del cemento e della sanità e, di fatto, sottrae smisurati capitali e credibilità a Cosa nostra, incidendo in modo significativo anche nella gestione economica del Matteo Messina Denaro, che di quel territorio è considerato il dominus. Terra bruciata attorno a Messina Denaro - ''E' un risultato senza precedenti''. Il direttore della Dia, Arturo De Felice, parla così dell'operazione messa a segno dalla Direzione Investigativa Antimafia, che con la più cospicua confisca di beni mai effettuata in Italia ha colpito al cuore l'aria grigia di Cosa Nostra. ''Le professionalità all'interno della struttura -sottolinea De Felice- hanno consentito di ottenere un risultato straordinario, proseguendo un percorso di legalità che ci vede da tempo particolarmente impegnati''. ''Uno degli obiettivi della Dia -rimarca- è fare terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro. Con l'operazione di oggi abbiamo messo a segno un ulteriore tassello per rendere sempre più difficile la latitanza del boss e di altri latitanti di Cosa Nostra. Togliamo la benzina al serbatoio, e non ci fermeremo fino a quando non riusciremo a ottenere il risultato finale''. L'operazione di mega-confisca della Dia, che, oltre la Sicilia, sta interessando le regioni della Lombardia, del Lazio e della Calabria. nop

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