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Strage Via D'Amelio, Napolitano chiamato a testimoniare

Giorgio Napolitano

La procura chiama a testimoniare l'inquilino del Colle, che quando fu ucciso Borsellino era presidente della Camera: "Nessuna domanda sulle telefonate con Mancino"

Sebastiano Solano
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I tentacoli della giustizia sfiorano il Colle. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato chiamato come testimone dalla Procura di Caltanissetta nel nuovo processo, iniziato ieri, venerdì 21 marzo, sulla strage di Via D'amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta. La richiesta di chiamare sul banco dei testimoni il presidente della Repubblica è stata inoltrata alla procura dal legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, costituitosi parte civile al processo.  Silenzio sulle telefonate- La Corte ha però escluso che la testimonianaza del Presidente della Repubblica riguarderà le telefonate intercorse tra lo stesso presidente e l'ex-ministro dell'Interno Nicola Mancino, oggetto di polemiche infuocate negli scorsi mesi nel cosiddetto processo sulla 'Trattativa Stato-mafia' tra chi evidenziava la necessità di usarle nel processo e chi, invece, era contrario. L'acceso scontro è stato poi risolto dalla Corte Costituzionale che ne ha ordinato l'immediata distruzione. Gli avvenimenti del '92-93 - La testimonianaza di Napolitano sarà invece fondamentale, riferiscono fonti della procura, su una sua eventuale conoscenza di qualcosa di rilevante sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, sulla burrascosa sostituzione ala guida del ministero dell'Interno di Vincenzo Scotti con Nicola Mancino nel '92 e sulle difficoltà che incontrò in Parlamento, sempre nello stesso anno, la conversione del decreto legge sul carcere duro. Tutti avenimenti, questi, avvenuti tra il '92 e il '93, quando Napolitano ricopriva la carica di presidente della Camera.  

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